Afghanistan, rapporti con la Russia, terrorismo e riforma dell'Alleanza al centro
del vertice Nato
Non un vero e proprio calendario di disimpegno dall’Afghanistan ma una nuova linea
di azione. Sembra questo l’obiettivo da aspettarsi dal vertice Nato di Lisbona che
si apre nel pomeriggio alla presenza anche del presidente Karzai. Peraltro l’appuntamento
di oggi e domani è voluto per ripensare tutta la strategia dell’Alleanza atlantica.
Il servizio di Fausta Speranza:
Un nuovo
‘concetto strategico’ di Alleanza: modalità di azione per adeguare capacità e strutture
alle nuove sfide della sicurezza. Questo ci si aspetta dal vertice Nato che si sta
per aprire. Ma c’è un altro punto centrale: la svolta nelle relazioni con la Russia.
L’obiettivo sarebbe una vera e propria partnership per lottare insieme contro il terrorismo
internazionale, il narcotraffico e la pirateria. Dopo la tensione seguita al conflitto
russo-georgiano, si parlerà del discusso scudo anti-missile e si chiederà la partecipazione
di Mosca. Ma pesano le divergenze tra USA e Russia sullo scudo antimissile e i dubbi
di Washington sulla ratifica in tempi brevi da parte di Mosca del Trattato Start sul
disarmo nucleare. In ogni caso, a ben guardare nell’immediato è sull'Afghanistan che
la Nato si gioca il futuro. Dopo nove anni di guerra, alla presenza del presidente
afghano Karzai, l'Alleanza e gli altri 20 Paesi che partecipano alla missione Isaf,
dovranno proporre da Lisbona una tabella di marcia per la consegna della responsabilità
della sicurezza e della costruzione del Paese nelle mani delle autorità locali. Poi
il ruolo della Nato cambierà: non più combattente, ma di sostegno. E a questo proposito
al suo arrivo poco fa a Lisbona Obama ha assicurato che a transizione conclusa il
Paese “non sarà abbandonato a sè stesso”. Resta da dire del fantasma della crisi che
aleggia: l’effetto 'domino' sui Paesi più a richio di Eurolandia - Portogallo-Irlanda-Grecia
- potrebbe approdare al vertice Nato di Lisbona nel bilaterale tra il presidente Usa
e il presidente portoghese.
Sui motivi di una ridefinizione dei ruoli dell’Alleanza
atlantica, fermi restando il principio della difesa collettiva e l’obiettivo di garantire
pace e libertà, Giada Aquilino ha intervistato Ennio Di Nolfo, storico
delle relazioni internazionali:
R. – A me
pare che la Nato abbia passato tutta la sua esistenza cercando di ridefinire il proprio
ruolo. Se ripenso agli anni dal ’49 in avanti, fino a oggi, noto che la Nato ha ridefinito
il proprio ruolo almeno tre volte: nel ’75, quando ci sono stati gli accordi di Helsinki
e, quindi, i problemi interni all’Europa e ai quali la Nato era destinata in prevalenza
sono cessati; nel ’99 con la dichiarazione strategica di Washington, quando la Nato
ha accettato di operare al di fuori dei confini stabiliti dal Patto; e adesso, quando
il nemico è diventato più evanescente ma più subdolo e più complicato da cogliere.
D.
– Quali sono le questioni che minacciano la sicurezza dei Paesi Nato nel XXI secolo?
R.
– In sé e per sé, nessuna; se non la crisi economica e l’avanzamento crescente di
nuovi soggetti nel sistema internazionale. Più in concreto, il compito del vertice
Nato di Lisbona sarebbe quello di approvare un documento strategico che muti la natura
e la missione della Nato. Questo mutare la missione della Nato vuol dire, praticamente,
due cose: dal punto di vista negativo, mascherare in un modo decoroso la sconfitta
che la Nato sta subendo in Afghanistan e trovare il modo per ritirarsi entro il 2014
in una maniera diversa da quella accaduta in Vietnam e, quindi, trovare un modo per
dire che, in realtà, esiste un potere a Kabul. Dall’altro, emergono soggetti ostili
potenzialmente nuovi e conflitti nuovi che sono quelli mediorientali - in effetti
da sempre esistenti - rinnovati dalla minaccia iraniana; e poi sospetti verso l’atteggiamento
ambiguo che da un lato la Cina, dall’altro la Russia, possono assumere. Io non credo
però che per un lungo periodo di tempo la Russia possa assumere di nuovo un indirizzo
ostile verso l’Alleanza atlantica. Penso, invece, che qualche elemento di allarme
possa venire dai rapporti tra la Cina e i Paesi africani. Se è vero che l’Africa è
il nuovo Continente dove si svilupperà una grande crescita futura, se è vero, in altre
parole, che l’Africa è la nuova Asia destinata a diventare un soggetto importante
della vita internazionale, è qui che la Cina sta sviluppando il suo sforzo di penetrazione
più intenso. Se, poi, li chiamano conflitti come “attacchi cibernetici”, se li chiamano
“trasformazione della Nato” in un esercito più leggero ma capace di agire in una maniera
più efficiente dovunque nel mondo, allora vuol dire che la Nato sceglie di diventare
l’esercito delle Nazioni Unite. (bf)