2010-11-18 15:45:16

Madagascar: negoziati tra golpisti e governo


I militari che ieri hanno rivendicato la presa del potere in Madagascar starebbero negoziando con le autorità guidate dal presidente di transizione, Rajoelina. Il tentato golpe è giunto nel giorno del referendum costituzionale, che nelle intenzioni dello stesso presidente avrebbe dovuto chiudere la crisi politico-istituzionale nella grande isola dell'Oceano Indiano. Sulla situazione in queste ore in Madagascar, Giada Aquilino ha intervistato don Luca Treglia, direttore di Radio Don Bosco, con sede a Ivato, a 15 km dalla capitale Antananarivo:RealAudioMP3

R. – C’è una calma relativa: la gente, dopo il referendum di ieri, è tornata a lavoro. Gli incaricati al conteggio dei voti sono già all’opera. Quindi, sembra tutto normale. Ieri, c’è stato un tentativo di golpe, in un luogo non troppo lontano da dove siamo: un centinaio di metri circa, vicino l’aeroporto internazionale di Ivato, dove c’è una base militare. Alcuni militari sono entrati in questa base e hanno fatto un proclama, dicendo che a partire da quel momento tutte le istituzioni non avrebbero più lavorato e che loro avrebbero preso in mano il comando. Subito dopo, nella zona si sono riunite circa duemila persone provenienti da Antananarivo e hanno cercato di fare alcuni posti di blocco, bruciando pneumatici e legname. Sono stati però poi dispersi qualche minuto dopo.

D. – I militari golpisti a chi farebbero riferimento?

R. – Fanno riferimento un po’ a tutti. Tra di loro ci sono quelli che appartenevano a Ratsiraka, a Ravalomanana e ci sono stranamente anche quelli che hanno permesso l’ascesa al potere di Andry Rajoelina, cioè l’attuale presidente di transizione.

D. – Quindi, in questo momento, nelle mani di chi è il potere?

R. – E’ comunque nelle mani di Rajoelina e del governo attuale. Sappiamo che in questo momento i militari sono ancora nella base. Si pensa che siano circa venti persone, di cui uno o due generali e gli altri sottufficiali.

D. – Il Paese è andato alle urne per il referendum. Di cosa si è trattato?

R. – Il referendum è stato fatto per proporre una nuova Costituzione: prevede una diminuzione del potere nelle mani del presidente e soprattutto rafforza la decentralizzazione, istituendo province autonome. La popolazione non ha avuto molto tempo per studiare questa nuova Costituzione. Soprattutto ci sono stati poi quelli che avversano il potere attuale che hanno fatto una campagna contraria. Secondo le stime che abbiamo attualmente - e che sono stime ancora molto relative - circa il 50 per cento della popolazione è andata al voto.

D. – Perché è stato boicottato questo referendum dai tre maggiori partiti di opposizione?

R. – Perché loro dicono ancora che questo processo di normalizzazione del Paese, di ritorno all’ordine costituzionale, è una cosa unilaterale.

D. – Non è la prima volta che il Madagascar conosce queste tensioni. Nel marzo del 2009 i militari consegnarono il potere a Rajoelina, con un colpo di Stato condannato dalla comunità internazionale. Come vive queste ore la gente del Madagascar?

R. – La gente le vive con angoscia. Bisognerà adesso aspettare l’evolversi di questa situazione per poter vedere se effettivamente la gente è a favore di questi militari che, tra l’altro, sono stati incitati dalle forze dell’opposizione, tra cui Ravalomanana.

D. – Qual è l’auspicio della Chiesa locale?

R. – La Chiesa auspica un dialogo, ma soprattutto auspica la ricerca di una strada secondo giustizia e verità, consigliando al popolo una vera riconciliazione, un ritorno alla pace e un ritorno al dialogo. (ap)







All the contents on this site are copyrighted ©.