Italia. Maroni: si stringe il cerchio intorno ai latitanti dopo l'arresto del boss
della camorra Antonio Iovine
Per il ministro dell’Interno Roberto Maroni, “l’infiltrazione della criminalità organizzata
nelle regioni del Nord è una realtà purtroppo evidente”. Dopo l’arresto di ieri, in
Campania, del superboss dei Casalesi, Antonio Iovine "il cerchio - ha detto il ministro
- si sta stringendo" attorno ai latitanti Denaro e Zagaria. Nel pomeriggio, Maroni
e il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, incontreranno a Napoli i funzionari
del Servizio centrale operativo e della Questura di Napoli e Caserta, proprio per
congratularsi per l’arresto di Iovine. Alessandro Guarasci ha sentito il rappresentate
di Libera in Campania, Geppino Fiorenza:
R. – Sicuramente,
è un grande risultato e noi in questo momento diciamo una semplice parola, come “Libera”,
sia al procuratore che al questore: complimenti e grazie. Grazie per il lavoro costante
delle forze dell’ordine e della magistratura. Non bisogna abbassare la guardia ma
continuare in questa direzione. E’ evidente che Iovine, se è stato arrestato nella
sua città, come succede per tutti i boss, vuol dire che c’era una rete di protezione
molto forte, oltre all’elemento di paura per la popolazione. Avere sgominato anche
questa rete di protezione è estremamente significativo.
D. – Questa
rete di protezione non si basa solo sulla paura, ma anche sulla capacità di dare ricchezza
e benessere …
R. – C’è sicuramente un elemento di paura nel territorio
specifico, ma è anche evidente che la grande potenza economica che loro sono riusciti
a mettere insieme ha permesso di avere un esercito a disposizione e quindi anche una
rete di connivenze: questo è evidente! Perciò bisogna colpirli nelle loro ricchezze:
questo è assolutamente indispensabile.
D. – E forse anche indagare sui
rapporti con la politica?
R. – Non bisogna generalizzare. Certo che
le mafie non avrebbero il potere che hanno se non ci fossero connivenze di carattere
politico. E’ evidente che le mafie più pericolose sono quelle che non si vedono: non
solo quando c’è sangue, ma quando invece c’è l’investimento del capitale accumulato
illecitamente nel mercato legale… E allora, anche per quanto riguarda l’allarme che
è stato lanciato parlando del Nord, è sbagliato generalizzare, però è evidente che
i territori di governo, magari, sono nelle aree del Sud; ma i territori di investimento
sono sicuramente al Nord e all’estero!
D. – E’ necessario anche incidere
sul mercato del lavoro e dunque, in qualche modo, andare ad intervenire sullo sfruttamento
della manodopera immigrata?
R. – E’ assolutamente indispensabile! Perciò
io rinnego alcune contraddizioni che trovo anche nella politica di governo: mentre
c’è un forte, innegabile impegno sul piano del contrasto diretto, manca la tutela
di segmenti positivi di immigrazione, cioè di gente che viene qua per lavorare e poi
finisce magari per essere resa schiava e finire nelle maglie della criminalità organizzata.
E con i ragazzi delle fasce a rischio delle aree più disagiate, invece, c’è un lavoro
difficilissimo da fare: bisogna spiegare che è vero che dalle mafie potrebbero ricevere
prestigio e ricchezza per un po’ di tempo, ma poi andranno a morire sotto i colpi
dei clan avversari. E questo lavoro è molto sotterraneo e qui mi permetto di dire
a Maroni: le parole significative servono molto, insieme all’azione repressiva della
polizia e dei carabinieri. (gf)