Haiti: oltre 1.100 morti per l'epidemia di colera. Appello dei vescovi alla mobilitazione
“Mobilitiamoci, uniamo i nostri sforzi per frenare la rapida diffusione del colera:
autorità alla guida del Paese, medici, operatori sanitari, società civile, giornalisti,
educatori, capi religiosi: diffondiamo messaggi, attraverso le radio, le televisioni,
per favorire la prevenzione, in particolare per le zone più a rischio, nei campi dei
terremotati e nelle bidonville”. Lo chiedono i vescovi di Haiti, in un appello diffuso
in queste ore - ripreso dall'agenzia Misna - all’indomani di una riunione della Conferenza
episcopale. Intanto, l’epidemia di colera - che ha già causato oltre 1.100 morti -
sta creando forti tensioni nella popolazione: ieri un uomo è morto in scontri fra
caschi blu dell'Onu e manifestanti a Cap Haitien. La situazione, già grave per il
terremoto del gennaio scorso, rischia di peggiorare in vista delle elezioni presidenziali
e legislative, in programma il 28 novembre. Sulla possibilità di andare a breve alle
urne, Giancarlo La Vella ha intervistato Marco Bello, giornalista rientrato da qualche
mese da Haiti:
R. - Tecnicamente
- e forse anche politicamente - non ci sarebbero le condizioni per fare le elezioni.
Il problema è anche che la gente è stanca di come il governo sta gestendo la ricostruzione
e, quindi, è necessario un cambiamento. La situazione è molto difficile: sono stati
registrati quattro milioni di elettori ma, di fatto, non sia sa ancora chi abbia la
carta elettorale.
D. – Quindi, una stabilità istituzionale potrebbe
invece favorire una pur lenta ricostruzione e un’uscita da questa epidemia di colera
che sta devastando la popolazione…
R. – Sicuramente, la gente vorrebbe
un cambiamento e, probabilmente, una stabilità istituzionale. Questo governo, di fatto,
ha escluso completamente la società civile nel processo di analisi dei bisogni e nel
processo di ricostruzione, facendo gestire tutto a livello internazionale. Di fatto,
poi, la gestione avviene in modo caotico, perché interviene come vuole e questo governo
non è in grado di fissare dei paletti su come le ong internazionali o le Nazioni Unite
possano intervenire. Questo vuol dire che, a 10 mesi dal sisma, praticamente nessuno
è riuscito a rientrare a casa propria e la gente si trova ancora nelle tendopoli o,
addirittura, in ripari di fortuna. E’ chiaro che il colera si innesta in questo processo
come fenomeno che poteva anche essere arginato.
D. - In particolare,
di chi sono le responsabilità delle inefficienze in questa doppia emergenza haitiana,
terremoto più colera?
R. – In primo luogo, sono del governo che non
è riuscito a sollecitare e a mobilitare la società civile, la società haitiana. In
secondo luogo, sono della comunità internazionale che non è stata coordinata. Un cambiamento
al governo - fare un governo di unione nazionale - e iniziare a coinvolgere anche
gli altri strati della società haitiana e, magari, mettere qualche paletto, potrebbe
forse aiutare pian piano a venir fuori dal caos, perché, comunque, in questo momento
c’è un caos totale. (bf)