Costa Rica: nota dei vescovi sulle tensioni per questioni di confine con il Nicaragua
In merito allo scontro che per questioni di confine, in questi ultimi mesi, ha fatto
crescere le tensioni tra il Costa Rica e il Nicaragua, e dopo alcuni incidenti pericolosi
nell’area in discussione fra i due Paesi centroamericani, ieri i vescovi costaricense
hanno espresso “preoccupazione e angoscia” ricordando che si tratta di due popoli
fratelli che, oltre ai confini, condividono anche “storie e aneliti”. I presuli circa
la controversia sulla sovranità del fiume San Juan parlano della presenza di militari
nicaraguensi nell’isolotto di Calero e sostengono le azioni del governo del Paese
che ha chiesto una soluzione diplomatica della questione tramite organismi internazionali
come l’Osa (Organizzazione degli Stati americani). In questo senso, i vescovi sostengono
anche la dichiarazione dell’Osa che, giorni fa, ha chiesto “ai governi di riprendere
subito le conversazioni sulle questioni vincolate alla definizione dei confini in
conformità con i trattati e gli arbitraggi”. La Conferenza episcopale incoraggia il
governo del Costa Rica a continuare sul sentiero del dialogo diplomatico “fedele alle
tradizioni civiche del Paese e dunque convinto che la risoluzione dei conflitti si
raggiunge usando la via diplomatica, il dialogo e il rispetto del diritto internazionale”.
Auspicando una condotta simile da parte dei governanti del Nicaragua, i presuli, si
rivolgono ai cittadini fratelli di questa nazione, ospiti del Costa Rica, “affinché
diano un contributo fraterno al raggiungimento del bene comune per gli abitanti delle
due nazioni”. I vescovi sono convinti che questi cittadini, costarricensi e nicaraguensi,
condividono gli stessi aneliti di “pace, di convivenza civica, fratellanza e rispetto
per la vita”. Ricordando la 'Pacem in terris' di Giovanni XXIII ribadiscono: “La violenza
non fa altro che distruggere; la violenza non edifica, anzi accende le passioni; accumula
odio e macerie e non consente la fraternità fra le persone”. Mons. Hugo Barrantes
Ureña, arcivescovo di San Jsé e presidente dell’episcopato, che firma il documento
insieme a mons. Ángel San Casimiro Fernández vescovo di Alajuela, responsabile della
pastorale sociale/Caritas, conclude invitando tutti a riconoscere, come discepoli
del principe della pace Gesù Cristo, il bisogno di pregare intensamente in un’ora
come questa. A pregare, soprattutto, si legge “perché i governanti, mossi dalla giustizia
e dalla verità, siano capaci di raggiungere gli accordi necessari che mettano fine
al conflitto e ristabiliscano i rapporti cordiali che i due popoli si attendono”.
(L.B.)