Bolivia. "La fede al servizio del bene comune": così i vescovi al termine della loro
Assemblea
Al termine, ieri, della loro 90.ma Assemblea plenaria i vescovi della Bolivia, in
una dichiarazione, informano i fedeli di aver riflettuto a lungo – nel corso di tre
giorni di lavori - sulla realtà del Paese così come sulla Missione permanente, sulla
pastorale delle vocazioni e sull’Esortazione post-sinodale Verbum Domini. In particolare
i presuli rilevano la grande importanza di rapportare la Missione permanente con l’ascolto
dello Spirito Santo, poiché “essere chiesa-comunione” significa “essere capaci di
vivere con intensità ed entusiasmo l’incontro personale con Cristo, che fa di ogni
credente un suo discepolo missionario”. “Ciò comporta, aggiungono, essere chiamati
a pensare, amare e vivere come Gesù”. Secondo i presuli è proprio l’unione con Gesù
Cristo che consente alla Chiesa di “non rimanere rinchiusa nei templi”; anzi, la Chiesa
è chiamata a “servire il bene comune della società nel suo insieme”. Per la Chiesa,
osservano i vescovi boliviani, “il bene sociale” è centrale così come il suo diritto
e dovere di “criticare le strutture che la circondano, non per arrivare allo scontro
bensì per proclamare il sacro valore della vita e della dignità della persona umana”.
Citando il compendio della Dottrina sociale della Chiesa i presuli ricordano dunque
che la Chiesa non è indifferente alle cose dell’uomo e della società e ciò, precisano
testualmente, “non significa che la Chiesa sia alla ricerca d’interessi ideologici
o pragmatici”. La Chiesa, assicurano, è chiamata a “illuminare le realtà politiche,
economiche e sociali con i criteri del Vangelo e della Tradizione”. In questo contesto
il documento episcopale esprime, ancora una volta forti preoccupazioni per fenomeni
come la povertà estrema, il narcotraffico, il carovita, la democrazia troppo formale
e poco partecipativa e il deterioramento dell’ambiente. I vescovi della Bolivia chiedono
ai cristiani di superare la passività e dunque vivere pienamente il battessimo e invitano
a tutti i credenti in Dio a confrontare permanente la propria vita con quella del
Maestro. D’altra parte i vescovi ricordano ai genitori il loro dovere di accompagnare
i propri figli nella formazione e dell’educazione, procurando che essi arrivino alla
maturità umana e affettiva con discernimento evangelico. I presuli auspicano una nuova
generazione di cattolici impegnati nella politica, laici che desiderano testimoniare
la fede nella costruzione del bene comune. “In politica, osservano, non devono essere
coloro che accettano tutto senza animo critico” o che patiscono “un complesso d’inferiorità”.
I cattolici in politica devono “collaborare alla costruzione di una patria per tutti,
promovendo lo sviluppo integrale che favorisca la vita dal suo concepimento sino alla
morte naturale”. Infine, i presuli si congedano con parole della 'Caritas in veritate'
e dunque esortano ad essere consapevoli che “abbiamo bisogno di cristiani coscienti
che lo sviluppo autentico è un dono di Dio e nasce dall’amore pieno di verità”. (A
cura di Luis Badilla)