Violenza in Iraq: 2 cristiani uccisi nelle loro case a Mossul
Sette persone, fra cui due cristiani, sono rimaste uccise oggi in diversi attentati
a Mossul e a Qaim, ad ovest di Baghdad. 5 persone sono morte per l’esplosione di
autobombe e ordigni, mentre nel caso dei due cristiani si è trattato di un’esecuzione.
Nella parte orientale di Mossul sconosciuti sono entrati nell’abitazione dei due e
li hanno uccisi con armi automatiche, prima di fuggire. Si teme una nuova ondata di
attacchi di al Qaeda contro la comunità cristiana, già duramente colpita nelle scorse
settimane. Il 31 ottobre, quasi 60 cristiani, tra cui bambini, donne e due preti,
sono stati uccisi in un attentato compiuto durante la Messa da un commando di al Qaeda
nella cattedrale siro-cattolica a Baghdad. Altri attacchi hanno preso di mira i cristiani
la scorsa settimana. Marina Tomarro ha intervistato Padre Aysar Saaed,
nominato nuovo parroco di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Baghdad:
R. – Dopo
l’attentato del 31 ottobre scorso, alla chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso,
la situazione è brutta. I nostri fedeli cristiani hanno tanta paura per la situazione
nel Paese e per la mancanza di sicurezza.
D. – Dall’ultimo Sinodo per
il Medio Oriente sono emerse tante prospettive di pace. Quante di queste possono essere
realmente messe a frutto in questo momento, in Iraq?
R. – La pace …
da dove viene, questa pace? E chi sono gli autori della pace? Questa è una domanda
importante. Oggi noi stiamo soffrendo le conseguenze della guerra. Manca la tolleranza
politica, la tolleranza etnica, anche. E secondo me, è questo ciò che crea i problemi
maggiori al popolo iracheno ed ai cristiani – perché noi siamo minoranza in questa
terra! Il fatto è che oggi, uccidere la gente da noi è diventato il sistema più facile,
perché la vita umana non vale niente. Ecco perché oggi non dobbiamo aspettare che
la pace, la tolleranza, la riconciliazioni arrivino da fuori. Noi dobbiamo impegnarci
tutti per costruire e ri-costruire una società capace di vivere nel rispetto, in pace
e in fratellanza.
D. – Dove si trova il coraggio di affrontare i pericoli?
R.
– Se oggi il popolo iracheno ed il popolo cristiano resistono, in questa terra, è
un miracolo di Dio. Ringraziamo il Signore perché nonostante tutto quello che sta
accadendo in Iraq, nonostante la grande paura, sono rimasti legati alla Chiesa. E’
quello che hanno dimostrato anche all’interno della Chiesa, in modo particolare i
nostri fratelli, i martiri sacerdoti che hanno chiesto di lasciare andare le persone,
i fedeli, e di prendere soltanto i sacerdoti in ostaggio. I terroristi non hanno accettato,
e loro sono stati uccisi per primi. A questo punto io chiedo a tutti i capi religiosi
di usare il loro peso morale per educare, per fare crescere la nuova generazione secondo
la volontà di Dio: cioè, insegnare il valore della vita umana, che è un dono di Dio,
e anche che noi tutti – cristiani e musulmani – siamo chiamati a dare il nostro contributo
per lo sviluppo della vita umana! (gf)