2010-11-15 08:13:11

Vertice Yokohama: ridurre il protezionismo e rafforzare i tassi di cambio in Asia-Pacifico


Ridurre le misure protezionistiche e stabilire una vasta area di libero scambio nella regione Asia Pacifico. E' quanto è emerso al termine del vertice Apec, che ha riunito a Yokohama 21 Paesi dell’area, tra cui Usa, Cina e Giappone. I leader si sono poi impegnati a rafforzare la flessibilità dei tassi di cambio e ad evitare la svalutazione competitiva delle rispettive valute. A margine del summit anche i vertici bilaterali del premier giapponese, Naoto Kan, con il presidente russo, Medvedev, e quello cinese, Hu Jintao. Al centro dei colloqui, le dispute territoriali sulle isole Kurili e su quelle nel Mar della Cina. Ci riferisce Giuseppe D’amato: RealAudioMP3

Il vertice Apec ha chiuso anche il viaggio in Asia del presidente americano Obama, che in 10 giorni ha fatto tappa in India, Indonesia, Sud Corea e Giappone. Un’occasione, per il capo della Casa Bianca di riaffermare la propria posizione sul fronte delle relazioni internazionali e all’interno degli Stati Uniti. Qual è stato però il reale bilancio di questa missione economica e politica? Linda Giannattasio lo ha chiesto a Nico Perrone, docente di Storia americana presso l’Università di Bari: RealAudioMP3

R. – Le intenzioni di Obama, attraverso questo viaggio in Asia, erano quelle di rimediare, di trovare dei punti di appoggio, di trovare degli aiuti, ma mi sembra che - tutto sommato - abbia riscontrato una certa freddezza o, comunque, una scarsa possibilità di farsi carico di una crisi finanziario-economica, che è tutta americana.

D. – Centrale anche la tappa in Indonesia. Obama ha visitato la principale moschea di Jakarta e ha dichiarato che gli Stati Uniti sono sulla buona strada per il miglioramento dei loro rapporti con i Paesi musulmani. E’ così?

R. – Questo è vero, perché la carta dei rapporti con i Paesi musulmani è stata giocata molto bene da Obama, anche se è una carta che presenta dei rischi all’interno degli Stati Uniti. I musulmani in America esistono e sono una forza, ma ci sono anche delle forze che vanno assolutamente in direzione opposta. Pensiamo, per esempio, ai neocon che stanno giocando le loro carte in vista delle nuove elezioni. Quindi sono questi i conti complessi che Obama deve fare. Si tratta di conti interni e internazionali.

D. – Al centro della missione del presidente americano, anche i rapporti con Pechino. Obama è tornato a ripetere come la Cina, continuando a perseguire il suo sviluppo economico straordinario, debba però seguire le regole...

R. – Le regole finora le ha fissate l’America. Pretendere che in tutto il mondo continuino a rispettare le regole fissate dall’America è molto problematico, specialmente nel momento in cui l’America si trova in una crisi tremenda e ha anzi bisogno dell’aiuto degli altri.

D. – Tra le tappe significative anche Mumbai. Quali sono i rapporti tra gli Stati Uniti e questo grande Paese in via di sviluppo che è l’India?

R. – I rapporti sono di antica data, non soltanto con l’America, ma anche con l’Occidente. Obama, probabilmente, in India riuscirà ad avere un successo considerevole dal punto di vista politico e anche dal punto di vista economico. Ma l’India non basta: l’Asia è molto vasta! Bisogna tenere in considerazione anche altri problemi, che sono assai complessi. In Asia, complessivamente, accordi importanti non ce ne sono stati, passi avanti importanti non ce ne sono stati. Si sono invece registrati dissensi. Dal punto di vista della politica estera, questo viaggio in Asia non mi sembra sia stato un successo!(ap)








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