La Chiesa salvadoregna: no alle miniere senza sicurezza. Cordoglio per la morte
di 23 detenuti
Ieri, nella sua abituale conferenza stampa dopo la Messa domenicale, mons. Luis Escobar
Alas, arcivescovo di San Salvador, ha letto un breve comunicato della Conferenza episcopale
con il quale, si ribadisce ancora una volta, si rifiuta l’istallazione nel territorio
nazionale di qualsiasi industria mineraria senza che esistano leggi e regolamenti
severi per la protezione della vita e dell’ambiente. In concreto, i presuli chiedono
al Parlamento di non approvare leggi che consentano lo sfruttamento di minerali che
utilizzano cianuro nei loro processi di lavorazione. “La nostra - dicono i vescovi
- non è una posizione politica o partitica, bensì rigorosamente pastorale” e ricordano
nuovamente che “il cianuro, utilizzato spesso per separare l’argento dall’oro e da
altri minerali è una sostanza altamente tossica e danneggia gravemente la salute dei
salvadoregni. Perciò chiediamo un corpo legale che protegga la vita e l’ambiente”.
Mons. Escobar Alas ha rilevato, poi, che “nessuna quantità di denaro vale il danno
che provoca all’ambiente un’industria mineraria così concepita. “Occorre, al riguardo
- ha precisato il presule - seguire l’esempio di altri Paesi che hanno adottato le
misure adeguate per proteggersi”. Inoltre l’arcivescovo di San Salvador ha rinnovato
il dolore e la preoccupazione della Chiesa locale per l’incendio che mercoledì scorso
ha ucciso, in un carcere per giovani, 23 reclusi. “Una vera catastrofe – ha detto
- il minimo che possiamo chiedere è fare il possibile affinché tragedie di questo
tipo non si ripetano”. Manifestando vicinanza e solidarietà, e rinnovando anche le
condoglianze ai parenti delle vittime, mons. Escobar Alas ha richiamato l’attenzione
sulla situazione carceraria e ha chiesto alle massime autorità del Paese misure per
sorvegliare quanto accade e soprattutto di introdurre il più presto miglioramenti.
“Non sappiamo cosa è accaduto realmente e perché. Non abbiamo informazioni per parlare
di negligenza o di dolo. Attendiamo che sia la giustizia a far chiarezza e a comunicare
al Paese la verità sull’incendio”, che oltre alle vittime ha causato il ferimento
di altri 15 detenuti, alcuni dei quali in fin di vita a causa delle ustioni. (L.B.)