2010-11-15 15:04:54

Italia: cresce tra i giovanissimi la dipendenza dai social network


La dipendenza da “amici condivisi”, come su Facebook, può diventare una prigione e cresce sempre di più tra i giovanissimi. E’ necessario che i genitori accorcino il divario con i propri figli. Così in sintesi il dott. Federico Tonioni, direttore del Centro di cura per psicopatologie derivate da Internet, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. La struttura attiva da poco più di un anno ha in cura circa 150 pazienti. L’80 per cento è dipendente da social network e gioco d’azzardo ed ha un’età compresa tra i 12 e i 21 anni. Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso dott. Tonioni.RealAudioMP3

R. – Ci sono due fasce di pazienti: quelli cosiddetti più grandi dai 33-35 anni in su, dediti soprattutto alla pornografia on-line e al gioco d’azzardo on-line, che hanno consapevolezza di aver sviluppato una dipendenza. Poi c’è un gruppo molto più vasto – circa l’80 per cento – che sono adolescenti o pre-adolescenti, hanno un’età che va dagli 11 anni fino ai 21 anni e sono dediti soprattutto ai social network e ai giochi d’azzardo on-line.

D. – In questa seconda fascia c’è la consapevolezza di aver sviluppato dipendenza?

R. – Non hanno, a differenza dei primi, una consapevolezza perché non hanno mai conosciuto un “prima” del computer, essendo nati in piena digitalizzazione.

D. – Cosa succede, ad esempio, in un ragazzo che comincia a diventare schiavo del social network, dell’incontro virtuale?

R. – Soprattutto un aumento dell’ideazione paranoidea, ovvero della tendenza a controllare l’altro. Quando questo si verifica è, francamente, patologico.

D. – Come si sviluppa la dipendenza da “amici condivisi” su Internet, su Facebook e come si cura?

R. – La dipendenza da amici condivisi può diventare una prigione perché, soprattutto negli adolescenti, per il fatto di poter vivere un’amicizia senza presentare il proprio corpo, fisicamente inteso - e questo è uno dei problemi degli adolescenti in toto, perché il corpo cambia e molto spesso, in certi casi, è molto poco accettato - può subentrare una forma di accettazione, un accontentarsi di vivere delle relazioni in maniera parziale: parlandosi ma senza la possibilità di toccarsi e di viversi fisicamente. Questo noi lo curiamo con la psicoterapia, quindi incontri individuali e poi di gruppo.

D. – Quali sono le differenze tra l’incontro reale e l’incontro virtuale, per la persona?

R. – La differenza è tanta, perché quando i corpi fisicamente intesi e non rappresentati con una foto nel social network, sono vicini, anche a livello di distanza fisica, si attiva quella che viene definita la comunicazione non verbale. Un rossore dice molto di più di una frase. I nostri corpi comunicano in continuazione al di fuori del nostro controllo cosciente, per cui la comunicazione non verbale non è un’alternativa alla comunicazione verbale ma è l’essenza della comunicazione stessa. Questo, nei social network, non si attiva.

D. – Poi la comunicazione diventa anche frammentaria, si può anche mentire, essere altro…

R. – Assolutamente sì e soprattutto quasi mai è intima, perché il comunicare non è introspettivo ma è rappresentativo, ovvero si esplica soprattutto nel “fuori” e molto meno nel “dentro”.

D. – Non bisogna demonizzare Internet ed i social network: ma quando è uno strumento utile e quando invece diventa uno strumento negativo?

R. – Quando si accompagna anche ad una vita “dal vivo” è sicuramente funzionale alla vita reale stessa. Quando invece tende a sostituirla, ovviamente non è così. Per cui quando si nota una sorta di estraniamento dalla realtà, mancanza di piacere nelle attività fatte extra-web e, in ogni caso, una sorta di distacco progressivo, di disinvestimento dalla realtà autenticamente vissuta, siamo in presenza di un caso preoccupante.

D. – Lei ribadisce: “l’80 per cento dei nostri utenti sono anche bambini”. Quale consiglio si può dare ai genitori per cercare di non innescare queste patologie?

R. – Essere presenti, vicini ai figli, senza controllarli a loro insaputa. Provare con loro a re-innescare una relazione d’intimità di prossimità, perché ricordiamoci che una delle manifestazioni di questo fenomeno è proprio l’evidenza di una distanza aumentata rispetto a quanto di solito ci aspettavamo. (vv)







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