Fuga dal Medio Oriente dei cristiani perseguitati. Padre Samir: una grave perdita
per tutti
“La fuga dei cristiani rappresenta una grave perdita per i musulmani e per il Medio
Oriente”. E’ quanto dichiara, in un’intervista all'agenzia Sir, l’islamologo gesuita,
padre Samir Khalil Samir, commentando gli ultimi fatti di violenza contro i cristiani
in Iraq e che li sta costringendo ad emigrare all’estero. Per il gesuita, “la loro
fuga priverebbe il Medio Oriente di un contributo importante a due livelli: sul piano
della competenza e della capacità. I cristiani, infatti, sono persone che hanno un
livello culturale piuttosto elevato, essi rappresentano principi diversi, insistono
sui diritti umani, sull’uguaglianza fra tutti intendendo per tutti, credenti e non
credenti. Essi hanno il seme della laicità, nel senso della libertà di coscienza,
che si trova nel Vangelo”. Anzi, aggiunge padre Samir, sarebbe “una doppia perdita:
prima per il cristianesimo – senza il cristianesimo orientale la Chiesa universale
perderebbe una tradizione essenziale alla sua vita, ma soprattutto per il mondo musulmano”.
I cristiani, infatti, “rappresentano un elemento di diversità ed il mondo islamico
ne ha bisogno, soprattutto in questo momento in cui tende a ripiegarsi su se stesso
e ad opporsi a tutto ciò che è diverso, l’Occidente in primis. Tocca alle istituzioni
difendere la comunità cristiana – ribadisce padre Samir riferendosi alle violenze
in Iraq - come richiesto più volte dai suoi stessi esponenti. Attaccare l’Occidente
attraverso i cristiani, che reputano legati ad esso a causa della fede, è un atteggiamento
vile in quanto i cristiani iracheni non hanno nessun legame particolare con l’Occidente,
ancor meno con la politica occidentale. Essi, infatti, sono più orientali (e anche
arabi) dei musulmani, in quanto abitano questa terra prima dei musulmani. I cristiani
orientali non sono legati all’Occidente, né politicamente né militarmente”. Spiega
il gesuita: “i musulmani compiono un doppio errore di principio: considerano il mondo
arabo musulmano e quello occidentale cristiano. L’Occidente, è vero, nasce da una
tradizione cristiana, ma oggigiorno non accade che l’Occidente, da tempo secolarizzato,
si rifaccia al Vangelo per emanare delle leggi. Il cristiano d’Oriente, a causa della
propria fede, può comprendere meglio l’Occidente che ha una radice cristiana. Il cristiano
serve da mediatore, tra il mondo islamico (al quale appartiene per storia, lingua
e cultura) e il mondo occidentale (al quale aderisce per via del Vangelo e della fede
cristiana). Aggredire chi fa da mediatore – conclude - è un suicidio vero e proprio,
ed è ciò che stanno facendo”. (R.P.)