Conferenza internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per la salute: equità
e umanità nella cura dei pazienti
"Per una cura della salute equa ed umana alla luce dell’Enciclica Caritas in Veritate
", il tema della XXV Conferenza Internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per
gli Operatori Sanitari, che avrà luogo il 18 novembre nell’Aula Nuova del Sinodo in
Vaticano e il 19 novembre presso l’Istituto PatristicoAugustinianum. Stamane
la presentazione dell’evento in Sala Stampa vaticana. Il servizio di Roberta Gisotti.
Un “tema
centrale per la giustizia e la dignità umana”, ha sottolineato il direttore della
Sala Stampa, padre Federico Lombardi, a suggellare il 25.mo di fondazione del Pontificio
Consiglio per la Pastorale della Salute. 750 i partecipanti - studiosi, operatori
sanitari, sacerdoti, religiosi e laici - in arrivo a Roma da 65 Paesi dei cinque continenti,
molti dall’Asia e dall’Africa. Tra i relatori, i cardinali Bertone, Martini e Turkson,
oltre agli arcivescovi Amato e Ravasi, che diventeranno cardinali il 20 novembre,
il ministro italiano della Sanità Fazio, il presidente dello Ior Gotti Tedeschi e
l’economista Zamagni. Ad illustrare gli obiettivi della Conferenza, è stato
mons. Zygmunt Zimowski, presidente del dicastero promotore:
“È
nostra sincera speranza che questa Conferenza faccia luce sui modi di migliorare l’accesso
alla tanto desiderata parità di assistenza sanitaria di base, e che sia allo stesso
tempo rispettosa della dignità inalienabile dell’uomo”.
Si tratta
- ha spiegato il presule - di valutare “i sistemi economici e sociali attraverso la
lente morale della carità e della verità”, al fine di promuovere lo sviluppo integrale
della persona e il progresso di tutta l’umanità:
“Alla luce di ciò,
diventa difficile conciliare il progresso economico, scientifico e tecnico con la
persistente disparità di accesso ai servizi sanitari, che è un diritto umano fondamentale”.
Persistono infatti - ha denunciato mons. Zimowski - “continue ineguaglianze
tra i sistemi sanitari” di Paesi poveri e ricchi, dove pure si hanno “ampie differenze
nell’accesso alle cure sanitarie”:
“Molti poveri ed emarginati non
hanno accesso ai farmaci e ad altre tecnologie salvavita, a causa dei costi inaccessibili
o delle scarse infrastrutture sanitarie esistenti nelle loro Nazioni”.
Ha
ricordato il presule l’impegno prezioso, sovente anche di supplenza, della Chiesa
cattolica nel settore sanitario con 117 mila strutture nel mondo, specie nei Paesi
più poveri:
“L’obbligo morale che ci viene dai diritti umani è che
dovremmo trattare ogni persona al pari nostro, con la stessa dignità e con le stesse
opportunità di perseguire una vita sana. Non possiamo pertanto escludere nessuno dalla
sanità o prestargli cure inferiori”.
Un richiamo particolare è venuto
da Domenico Arduini, direttore della Clinica di Ostetricia e Ginecologia dell’Università
Tor Vergata di Roma. L’eccesso di tecnologia e specializzazione ha portato i medici
a concentrarsi sui loro saperi particolari, trascurando l’individualità: allora –
ha detto – riportiamo il paziente al centro del nostro interesse.