2010-11-15 15:51:56

Aung San Suu Kyi sceglie la via del dialogo e della non violenza


Intraprendere la strada verso la democrazia, attraverso la non violenza e il dialogo con il regime del Myanmar. Dopo il termine degli arresti domiciliari, Aung San Suu Kyi riprende l’attività politica, parlando ai suoi sostenitori, per una svolta concreta nel Paese. La leader della disciolta Lega per la Democrazia, in queste prime ore di libertà cerca di ricompattare attorno al suo movimento il fronte delle opposizioni, ritenendo che sia necessario un cammino comune. Su questi aspetti ascoltiamo il commento del collega Stefano Vecchia, esperto di Estremo Oriente, intervistato da Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

R. – La lotta prosegue e proseguirà, però sempre in modo non violento. Anche per questo, per evitare questi contrasti, che possono poi portare a reazioni contro il regime ed anche a manifestazioni importanti e quindi ad una reazione anche violenta, ha chiesto l’unità di tutte le opposizioni. La Lega nazionale per la democrazia si pone comunque al centro, però esiste tutta una serie di altri movimenti di opposizione che vanno riconosciuti e con i quali occorre collaborare in un’ottica di riconciliazione nazionale.

D. – Aung San Suu Kyi è la leader di una Lega che, di fatto, non esiste perché sciolta dalle autorità. Che tipo di valore può avere, oggi?

R. – Non esiste più dal punto di vista legale ma è un movimento che ancora esiste, con una propria sede. E proprio questa mattina San Suu Kyi si è recata nella sede del partito per incontrare il team di legali e vedere come agire sulla risoluzione voluta dal regime. Una risoluzione che non è del tutto legale neppure in base alla Costituzione che il regime stesso si è dato due anni fa. Ci sono quindi possibilità di manovra per cui questa decisione di cancellazione del partito venga cancellata e su questo Aung San Suu Kyi si sta muovendo, cosciente che la Lega nazionale per la democrazia resta ancora il riferimento principale del movimento democratico.

D. – Da segnalare che le autorità, in questo momento, sono in silenzio. Perché?

R. – La ragione principale è che probabilmente aspettano le mosse di Aung San Suu Kyi. Quindi è importante tener presente anche quale effetto avrà, proprio in concreto, sulle opposizioni. Evidentemente c’è chi paventa una reazione violenta del regime che potrebbe capitare nel momento in cui lei iniziasse veramente a viaggiare per il Paese - come ha promesso di fare - e parlare con la sua gente.








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