I feriti iracheni sono arrivati a Roma. La testimonianza di un sacerdote
“Sono persone ferite nel corpo e nell’anima che non sanno ancora come esprimere il
proprio dolore. Eppure, anche se sembra impossibile, mi hanno dato coraggio. Hanno
dato coraggio e conforto a tutti noi sacerdoti e seminaristi che oggi li abbiamo incontrati”.
Così padre Ameer Gammo, che ieri ha fatto visita ai 26 sopravvissuti alla strage del
31 ottobre nella chiesa siro-cattolica di Baghdad arrivati in Italia e ricoverati
al Policlinico Gemelli, ha raccontato al sito Baghdadhope la sua esperienza tra i
feriti. “Molti ci hanno detto la stessa cosa: che mentre erano in chiesa, hanno desiderato
morire perché ciò che stava capitando era troppo orribile da sopportare, ma anche
che i loro cuori hanno visto, proprio in quella circostanza, il bene, l’amore assoluto
della fede”. Il trasferimento dei 26 in Italia è avvenuto su invito del cardinale
segretario di Stato, Tarcisio Bertone e segue quello di altri 37 feriti in Francia:
un dovuto atto di vicinanza pratica da parte dello Stato italiano, cui si aggiungerà
quella morale del 21 novembre, quando, su iniziativa del presidente della Cei, cardinale
Angelo Bagnasco, in tutte le diocesi italiane si pregherà per la sorte degli iracheni
perseguitati e per i loro persecutori. L’attacco del 31 ottobre, comunque, non è stato
l’unico di questi anni contro i cristiani: già il primo agosto 2004 diverse chiese
a Baghdad e a Mosul furono colpite. “Queste persone hanno bisogno di essere rassicurate,
ma soprattutto di molta calma – ha concluso padre Gammo parlando dei feriti giunti
in Italia, ma sono parole che valgono per tutti gli iracheni – bisogna dar loro il
tempo di guarire non solo il corpo, ma soprattutto l’anima”. (R.B.)