2010-11-13 14:09:13

Dedicata a Santa Francesca Cabrini, patrona dei migranti, la Stazione centrale di Milano. Il cardinale Bertone: non c'è progresso senza accoglienza


“Una grande donna lombarda che con la sua profonda fede e instancabile attività può costituire un’icona del nostro tempo, una testimonianza coerente dei contenuti della Dottrina sociale della Chiesa”: così il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, nel suo discorso per la Dedicazione della Stazione Centrale di Milano a Santa Francesca Saverio Cabrini, patrona dei migranti. Presenti all’evento anche l’arcivescovo del capoluogo lombardo, Dionigi Tettamanzi, mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, e il sindaco della città Letizia Moratti. Il servizio di Cecilia Seppia:RealAudioMP3

Una ragazza come tante, figlia di agricoltori, una “maestrina” di Sant’Angelo Lodigiano, che un giorno, fu chiamata dal suo parroco per dirigere una scuola a Codogno, scuola che poco dopo, il 10 novembre del 1880 diventava l’Istituto delle Missionarie del Sacro Cuore. Santa Francesca Saverio Cabrini, dice il cardinale Bertone, può essere considerata “un’icona dei nostri tempi, la testimonianza vivente della Dottrina sociale della Chiesa”. Voleva essere missionaria in Cina, spiega il porporato, poi l’incontro con Leone XIII, le cambiò la vita. Il Papa le disse: “La tua Cina sono gli Stati Uniti, lì vi sono tanti italiani emigrati che hanno bisogno di assistenza”. Ancora una voltà obbedì, lasciò tutto e partì alla volta degli Usa, sostenuta da una fede incrollabile. Qui accade qualcosa di sorprendente. Nel giro di poco tempo fondò scuole, ospedali, orfanatrofi, si dedicò alla cura dei carcerati, poi si spese incessantemente perché i tanti immigrati in quelle terre, poveri ed emarginati, potessero esprimere al meglio la ricchezza di patrimonio culturale e religioso che portavano dall'Italia. Coniugando integrazione e accoglienza afferma il cardinale Bertone - si faceva così ogni giorno “migrante con i migranti”.

Istancabile viaggiatrice, Francesca, non conosceva sosta né riposo e tante volte, sottolinea il segretario di Stato, questa stazione la vide con le sue valige prendere il treno: da New York a Boston, da Chicago a New Orleans, da Managua e Buenos Aires, poi di nuovo a Codogno. Dovunque c'era bisogno di una testimonianza cristiana, là c’era lei con le sue suore. Dedicarle questo luogo, punto di arrivo e di partenza di correnti migratorie, vuol dire ricordare a quanti si addentreranno tra queste mura e tra questi binari- afferma il porporato - che “non c’è progresso senza accoglienza generosa e disinteressata”. Quindi l'invito a non dimenticare, come ha scritto Benedetto XVI nella sua Caritas in Veritate, la sofferenza vissuta da quanti sono stati costretti a trovare una nuova Patria: quel carico immenso di disagio e aspirazioni che accompagna le migrazioni. Infine, il monito a rispettare i diritti fondamentali del migrante per giungere insieme allo sviluppo dei popoli.







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