Appello dei vescovi del Sudan: sostenere i sud-sudanesi nel referendum per l'autodeterminazione
“Un appello a sostenere la giusta causa degli abitanti del Sud Sudan in vista del
referendum per l’autodeterminazione della regione”: a lanciarlo la Conferenza episcopale
sudanese, al Secam (il Simposio delle Conferenze di Africa e Madagascar) e all’Amecea
(l’Associazione di membri delle Conferenze episcopali in Africa orientale) chiedendo
che siano rispettati gli accordi di pace del 2005. I presuli, riuniti a Rumbek fino
a domani, ribadiscono in primis la necessità di assicurare alla popolazione un’identità
nazionale stabile per mettere fine ad ogni forma di violenza. Quale il clima che si
respira in questi giorni nel Sud Sudan? Lo abbiamo chiesto a mons. Cesare Mazzolari,vescovo di Rumbek:
R. - La
Conferenza episcopale del Sudan si sente sostenuta dal profondo spirito di solidarietà
e dalla Lettera che ci hanno scritto le due conferenze del Secam e dell’Amecea, in
cui affermano di volerci appoggiare facendo conoscere la situazione in Sudan, sostenendoci
nel referendum e soprattutto con la loro presenza fattiva perché il post-referendum
sia un periodo tranquillo, di serenità.
D. – Voi avete
lanciato un appello in cui esprimete preoccupazione per quello che avverrà dopo il
referendum, che di fatto apre una fase nuova?
R. – E’
una situazione che sta cambiando. I vescovi, a luglio, hanno detto: il Sudan non sarà
più uguale nel futuro. Oggi aggiungiamo: anche la Chiesa del Sudan, dopo questo referendum,
non sarà più la stessa. Le preoccupazioni nel cuore dei vescovi del Sudan, ma ancor
più profondamente nella vita dei nostri fedeli, riguardano un senso di apprensione
pensando a quale potrà essere la realtà della Chiesa nel Sudan, soprattutto al Nord,
dopo il referendum.
D. – Voi avete anche invitato i
governi a rispettare l’esito del voto che dovrà svolgersi secondo le vostre richieste,
in un clima pacifico. Ma come sta vivendo la popolazione queste, che sono ore di attesa?
R.
- Al momento si sta verificando un contro-esodo abbastanza importante dei nostri fedeli
del Sud Sudan che ritornano da Khartoum, da El Obeid, dal Kosti, verso la loro terra
nativa del Sud; questo ritorno non è facile: è impedito e ostacolato dal governo di
Khartoum che non permette loro di vendere le loro proprietà, di vendere la loro terra
e quindi di avere i mezzi per riportare la famiglia al Sud. (bf)