A rischio in Myanmar il rimpatrio dei rifugiati fuggiti in Thailandia
La maggior parte dei 15mila rifugiati del Myanmar fuggiti in Thailandia all’inizio
di questa settimana hanno già fatto ritorno in patria. I campi che si trovano nella
provincia di Tak, Thailandia settentrionale, sono ormai vuoti da mercoledì scorso
e ieri i 3mila rifugiati che si trovavano più a sud, a Sanghklaburi, sono tutti ripartiti.
Molti di loro sono tornati in Myanmar, mentre altri sono rimasti sul lato thailandese
del confine. Altri ancora, dopo essere tornati in Myanmar, hanno riattraversato il
confine con la Thailandia dopo la ripresa dei violenti scontri in alcune aree del
Paese. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) sta collaborando
con le Ong e le autorità locali nel tentativo di raggiungere questi gruppi isolati
di persone al fine di verificare le loro necessità. Tutto questo sta avvenendo dopo
il via libera del Royal Thai Army al rimpatrio dei rifugiati. Alla luce del fatto
che la situazione rimane ancora confusa e che la sicurezza è ancora a rischio, l’Unhcr
sta chiedendo al governo reale della Thailandia di dare più tempo ai rifugiati prima
di spingerli a fare ritorno a casa. C’è forte preoccupazione per la sicurezza di alcune
persone tornate da Sanghklaburi il 10 e l’11 novembre, visto che gli scontri sono
ripresi dopo il loro rientro. Al momento l’Unhcr non è in condizione di verificare
la natura volontaria dei rimpatri. Nel complesso la collaborazione tra Unhcr, Ong
e autorità thailandesi nel fornire aiuti ai rifugiati si sta dimostrando positiva.
Benché la permanenza dei rifugiati in Thailandia sia stata estremamente breve, nei
tre siti principali (Mae Sot, Pho Phra e Sanghklaburi) tutte le parti si sono coordinate
bene ed è stata prestata l’assistenza necessaria. (R.P.)