2010-11-12 15:42:10

"Scienza e Vita" contro lo spot pro-eutanasia: difendere la dignità della persona


“Attendiamo la messa in onda a livello nazionale dello spot pro-eutanasia prima di pronunciarci”. Così Roberto Napoli, commissario dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, si è espresso in merito allo spot, realizzato in Australia, già trasmesso in Canada, e, su iniziativa dei radicali, pronto ad andare in onda anche sugli schermi di Telelombardia. Ascoltiamo lo stesso Napoli al microfono di Paolo Ondarza:RealAudioMP3

R. – Come è noto, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni non può prendere decisioni “ex ante”, cioè prima che vada in onda una trasmissione, uno spot, una pubblicità. In questo caso, ovviamente, se dovesse andare in onda e ci dovessero essere ricorsi – le anticipo che già qualche Associazione, come l’Aiart e altre, si sono mosse a tal proposito – è indubbio che noi dovremo valutare i problemi dell’offesa ai sentimenti religiosi, al comune sentire. Tuttavia, ripeto, possiamo farlo solo “ex post”, quindi non in termini preventivi.

D. – E’ vero che non è ancora andato in onda, ma è disponibile su Internet: questo non incide in nessun modo su un pronunciamento prima del tempo?

R. – Noi non abbiamo previsto un intervento, perché lei sa bene che per quanto riguarda Internet c’è una valutazione di libertà di movimento all'interno della rete. Diversa è la normativa su cui noi siamo chiamati ad intervenire e che riguarda soprattutto il servizio pubblico. Ma stiamo seguendo con molta attenzione l’evoluzione di questo problema che, peraltro, è un problema che tocca le coscienze, tocca la sensibilità e la cultura religiosa… stiamo parlando dell’eutanasia, insomma. Peraltro, lei sa, è un’iniziativa che credo abbia assunto il partito radicale, probabilmente per rilanciare una sua idea politica; è evidente che noi seguiamo con attenzione l’evoluzione di questa cosa. (gf)

Nello spot pro eutanasia della durata di 40 secondi un uomo, seduto su un letto di ospedale, spiega di essere sempre stato libero: “Di esprimersi, di scegliere chi sposare, di avere figli, non di diventare un malato terminale”. Ma secondo Scienza e Vita “il fine vita non va banalizzato con uno spot e la vera libertà è quella di scegliere in favore della vita”. Lo conferma al microfono di Paolo Ondarza il presidente dell’Associazione, Lucio Romano:RealAudioMP3

R. – La libertà dev’essere intesa come un’assunzione di responsabilità a tutela e difesa della vita, che non significa assolutamente libertà così come viene impropriamente presentata nell’ambito dello spot, come una autodeterminazione assoluta da parte del paziente di poter provvedere anche alla soppressione della propria vita.

D. – Perché dite “no” a questo spot?

R. – E’ uno spot che è assolutamente fuorviante. E' uno spot che vuole presentare in maniera suggestiva e quasi – direi – paradossalmente accattivante una procedura che è assolutamente inaccettabile sotto il profilo etico e sotto il profilo giuridico. Ecco perché è una forma di comunicazione impropria che può suggestionare persone che si trovano in situazione di difficoltà, come sul finire della vita, per esempio, o che potrebbero leggere lo spot come una sorta di “viatico” a quella che è una “buona morte”. E non è assolutamente così! Significa negare qualsiasi responsabilità della società ad essere coinvolta nel giusto accompagnamento, che non significa accompagnamento inducendo la morte, ma nel rispetto della persona, accompagnandola a morire attraverso – per esempio – le cure palliative.

D. – A prima vista – ha scritto il quotidiano Avvenire – manovre di questo tipo sembrano eccessi senza futuro, ma poi finiscono per scavare nella coscienza collettiva producendo ingenti danni a lunga scadenza….

R. – Come tutti gli spot pubblicitari, al momento sembra che non producano risultato, ma diventano poi una sorta di messaggio subliminale che viene ad essere percepito, assunto e, quasi paradossalmente, condiviso come una normalità.

D. – Presidente, lo spot si conclude con la citazione di dati Eurispes 2010, secondo i quali il 67 per cento degli italiani è favorevole all’eutanasia. Vi risultano questi dati?

R. – Non risultano affatto, questi dati. Questi dati, come tutti i dati, devono essere ben attentamente studiati per vedere qual è il tipo di interlocutore che è stato preso in considerazione. Questi dati ci lasciano molto, ma molto perplessi se non addirittura scettici per quanto riguarda l’interpretazione di un vero sentire a livello nazionale che non è assolutamente a favore dell’eutanasia. (gf)







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