2010-11-12 12:18:37

Intervista a padre Federico Lombardi nel 50.mo anniversario della sua professione religiosa


Quella di oggi è una giornata di “normale” intensità lavorativa per il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi. Ma il 12 novembre di 50 anni fa iniziava per lui l’esperienza all’interno della Compagnia di Gesù. Il collega della redazione brasiliana della nostra emittente, Silvonei Protz, ha preso spunto da questo anniversario per aprire una “finestra” sui ricordi e i sentimenti di un uomo e un sacerdote che ha speso gran parte del suo ministero a servizio della Santa Sede:RealAudioMP3

R. - Io da ragazzo vivevo in Piemonte e la massima parte del mio tempo l’ho trascorso nella città di Torino. Nella città di Torino seguivo le scuole dai Gesuiti e andavo a fare le mie attività, come giovane scout, all’oratorio dei Salesiani. Ho avuto una giovinezza bellissima e che ricordo con grandissima gioia sia perché la mia famiglia era una famiglia molto unita, anche molto religiosa, sia perché ho vissuto in ambienti educativi che ricordo con grandissima gratitudine: sia quello della scuola dei Gesuiti, sia l’oratorio e le attività con i giovani dei salesiani. Quando poi sono arrivato a 18 anni e ho finito le scuole secondarie, naturalmente si poneva il problema di come continuare la mia vita: direi che la scelta di dedicare la mia vita al servizio del Signore e degli altri fu abbastanza spontanea in quel momento. Per quanto riguarda dove e come realizzarla, mi è stato normale chiedere alla Compagnia di Gesù di entrare da loro, anche se ho conservato sempre una grandissima amicizia e vicinanza pure con i salesiani.

D. - Chi è oggi padre Federico Lombardi?

R. - Io sono un gesuita, sono un sacerdote ed ho cercato di fare le cose che mi sono state dette, perché noi abbiamo un voto di obbedienza: riceviamo, quindi, delle "missioni" - noi diciamo così - cioè degli incarichi, dei compiti dai nostri superiori. E proprio questi, alla fine della mia formazione religiosa e sacerdotale, mi hanno condotto a Roma per lavorare a “La Civiltà Cattolica”, una rivista di cultura dei Gesuiti e quindi nel campo della comunicazione sociale. Da allora in poi sono rimasto in questo campo, sempre facendo le cose che mi sono state chieste di fare. Dopo 11 anni a “La Civiltà Cattolica”, sono stato per sei anni Superiore provinciale dei Gesuiti italiani; e, poi, al termine di questo incarico, sono stato “mandato” in Vaticano, come direttore dei Programmi della Radio Vaticana e successivamente ho svolto altri compiti.

D. - Se Federico Lombardi non fosse stato un prete, che cosa sarebbe diventato?

R. - Mi sembra una cosa assolutamente ipotetica! Comunque - così per dire - quali potevano essere gli interessi spontanei della mia gioventù? C’erano certamente le scienze, le scienze naturali e in particolare la fisica; e, per quanto riguardava poi le altre attività o il tempo libero, certamente l’alpinismo.

D. – C’è un momento significativo della sua vita che ricorda spesso?

R. - Difficile trovarne uno più significativo degli altri. Confesso che in questi giorni, quando si celebrava la Dedicazione della Sagrada Familia - proprio domenica scorsa, con il Papa a Barcellona - mi è tornato in mente un momento molto specifico: quando avevo 13 anni, con gli scout dell’Oratorio dei Salesiani, ho fatto il mio primo grande viaggio in bicicletta per l’Europa, arrivando esattamente da Torino a Barcellona. Noi viaggiavamo in un modo molto povero: ci portavamo la tenda sulla bicicletta, mangiavamo formaggio e pomodori… Viaggiavamo, quindi, in modo estremamente economico. Arrivati a Barcellona, non sapendo dove andare, ad un certo punto, vedemmo quattro guglie molto alte e ci dicemmo: “Andiamo là”. Era la Facciata de Naixement della Sagrada Familia, che allora era ancora molto indietro nella costruzione. A 13 anni, il primo punto di arrivo, del mio primo lungo viaggio in bicicletta, insieme ai miei compagni - ne ho poi fatti altri 4-5 in giro per l’Europa - era esattamente la Facciata de Naixement della Sagrada Familia, dove il Papa ha recitato l’Angelus domenica scorsa. Ho potuto misurare, a 55 anni di distanza, come era cresciuto questo edificio ed ho anche pensato alla mia vita, a come si è sviluppata nel servizio della Chiesa, partendo proprio da quel giorno.

D. - Padre Lombardi, lei è il direttore generale della Radio Vaticana, del Centro Televisivo Vaticano e della Sala Stampa: quante ore ha il suo giorno?

R. - Il mio giorno ne ha 24, come quello di tutti! Naturalmente la maggior parte di queste 24 ore è dedicata a questi servizi che hai ricordato. Per me è assolutamente fondamentale che non si vedano tanto tali servizi come semplicemente una realizzazione efficientista, ma come il risultato di una comunità di lavoro, di persone che sentono di svolgere un servizio per la Chiesa d’oggi nel campo della comunicazione. Il Papa si definisce il “servo dei servi di Dio”: benissimo, io e tutte le persone che con me collaborano siamo i “servi del servo dei servi di Dio!”.

D. - Un’ultima domanda un po’ più personale: il suo rapporto con il Santo Padre, com’è?

R. - Spero che sia un rapporto buono! Non è che tutti i giorni io sia a colloquio privato con il Santo Padre. Il mio è un servizio che riguarda sia quello che dice il Santo Padre, ma sia anche la vita della Santa Sede in generale, della Curia Romana. A volte con lui basta uno sguardo, basta una parola. E’ una persona immensamente attenta, che ascolta con grandissima attenzione, gentilezza e profondità quello che l’altro dice. Credo che anche noi dovremmo avere verso di lui questa stessa attenzione, perché le frasi che ci dice lui sono molto più importanti delle nostre. (mg)







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