Intervista a padre Federico Lombardi nel 50.mo anniversario della sua professione
religiosa
Quella di oggi è una giornata di “normale” intensità lavorativa per il nostro direttore
generale, padre Federico Lombardi. Ma il 12 novembre di 50 anni fa iniziava
per lui l’esperienza all’interno della Compagnia di Gesù. Il collega della redazione
brasiliana della nostra emittente, Silvonei Protz, ha preso spunto da questo
anniversario per aprire una “finestra” sui ricordi e i sentimenti di un uomo e un
sacerdote che ha speso gran parte del suo ministero a servizio della Santa Sede:
R. - Io da
ragazzo vivevo in Piemonte e la massima parte del mio tempo l’ho trascorso nella città
di Torino. Nella città di Torino seguivo le scuole dai Gesuiti e andavo a fare le
mie attività, come giovane scout, all’oratorio dei Salesiani. Ho avuto una giovinezza
bellissima e che ricordo con grandissima gioia sia perché la mia famiglia era una
famiglia molto unita, anche molto religiosa, sia perché ho vissuto in ambienti educativi
che ricordo con grandissima gratitudine: sia quello della scuola dei Gesuiti, sia
l’oratorio e le attività con i giovani dei salesiani. Quando poi sono arrivato a 18
anni e ho finito le scuole secondarie, naturalmente si poneva il problema di come
continuare la mia vita: direi che la scelta di dedicare la mia vita al servizio del
Signore e degli altri fu abbastanza spontanea in quel momento. Per quanto riguarda
dove e come realizzarla, mi è stato normale chiedere alla Compagnia di Gesù di entrare
da loro, anche se ho conservato sempre una grandissima amicizia e vicinanza pure con
i salesiani.
D. - Chi è oggi padre Federico Lombardi?
R.
- Io sono un gesuita, sono un sacerdote ed ho cercato di fare le cose che mi sono
state dette, perché noi abbiamo un voto di obbedienza: riceviamo, quindi, delle "missioni"
- noi diciamo così - cioè degli incarichi, dei compiti dai nostri superiori. E proprio
questi, alla fine della mia formazione religiosa e sacerdotale, mi hanno condotto
a Roma per lavorare a “La Civiltà Cattolica”, una rivista di cultura dei Gesuiti e
quindi nel campo della comunicazione sociale. Da allora in poi sono rimasto in questo
campo, sempre facendo le cose che mi sono state chieste di fare. Dopo 11 anni a “La
Civiltà Cattolica”, sono stato per sei anni Superiore provinciale dei Gesuiti italiani;
e, poi, al termine di questo incarico, sono stato “mandato” in Vaticano, come direttore
dei Programmi della Radio Vaticana e successivamente ho svolto altri compiti.
D.
- Se Federico Lombardi non fosse stato un prete, che cosa sarebbe diventato?
R.
- Mi sembra una cosa assolutamente ipotetica! Comunque - così per dire - quali potevano
essere gli interessi spontanei della mia gioventù? C’erano certamente le scienze,
le scienze naturali e in particolare la fisica; e, per quanto riguardava poi le altre
attività o il tempo libero, certamente l’alpinismo.
D. – C’è un momento
significativo della sua vita che ricorda spesso?
R. - Difficile trovarne
uno più significativo degli altri. Confesso che in questi giorni, quando si celebrava
la Dedicazione della Sagrada Familia - proprio domenica scorsa, con il Papa a Barcellona
- mi è tornato in mente un momento molto specifico: quando avevo 13 anni, con gli
scout dell’Oratorio dei Salesiani, ho fatto il mio primo grande viaggio in bicicletta
per l’Europa, arrivando esattamente da Torino a Barcellona. Noi viaggiavamo in un
modo molto povero: ci portavamo la tenda sulla bicicletta, mangiavamo formaggio e
pomodori… Viaggiavamo, quindi, in modo estremamente economico. Arrivati a Barcellona,
non sapendo dove andare, ad un certo punto, vedemmo quattro guglie molto alte e ci
dicemmo: “Andiamo là”. Era la Facciata de Naixement della Sagrada Familia, che allora
era ancora molto indietro nella costruzione. A 13 anni, il primo punto di arrivo,
del mio primo lungo viaggio in bicicletta, insieme ai miei compagni - ne ho poi fatti
altri 4-5 in giro per l’Europa - era esattamente la Facciata de Naixement della Sagrada
Familia, dove il Papa ha recitato l’Angelus domenica scorsa. Ho potuto misurare, a
55 anni di distanza, come era cresciuto questo edificio ed ho anche pensato alla mia
vita, a come si è sviluppata nel servizio della Chiesa, partendo proprio da quel giorno.
D.
- Padre Lombardi, lei è il direttore generale della Radio Vaticana, del Centro Televisivo
Vaticano e della Sala Stampa: quante ore ha il suo giorno?
R. - Il mio
giorno ne ha 24, come quello di tutti! Naturalmente la maggior parte di queste 24
ore è dedicata a questi servizi che hai ricordato. Per me è assolutamente fondamentale
che non si vedano tanto tali servizi come semplicemente una realizzazione efficientista,
ma come il risultato di una comunità di lavoro, di persone che sentono di svolgere
un servizio per la Chiesa d’oggi nel campo della comunicazione. Il Papa si definisce
il “servo dei servi di Dio”: benissimo, io e tutte le persone che con me collaborano
siamo i “servi del servo dei servi di Dio!”.
D. - Un’ultima domanda
un po’ più personale: il suo rapporto con il Santo Padre, com’è?
R.
- Spero che sia un rapporto buono! Non è che tutti i giorni io sia a colloquio privato
con il Santo Padre. Il mio è un servizio che riguarda sia quello che dice il Santo
Padre, ma sia anche la vita della Santa Sede in generale, della Curia Romana. A volte
con lui basta uno sguardo, basta una parola. E’ una persona immensamente attenta,
che ascolta con grandissima attenzione, gentilezza e profondità quello che l’altro
dice. Credo che anche noi dovremmo avere verso di lui questa stessa attenzione, perché
le frasi che ci dice lui sono molto più importanti delle nostre. (mg)