2010-11-12 14:55:23

Congo: i missionari denunciano nuove minacce per la stabilità del Kivu


Allarme e preoccupazione per l’instabilità nel nord e sud Kivu vengono espresse da fonti missionarie presenti nelle martoriate regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo. Un missionario da Bukavu (che per ragioni di sicurezza desidera non essere citato), ha detto all'agenzia Fides che nella regione si colgono segnali “non rassicuranti”. Nel nord Kivu, nell’area di Lubero, la popolazione è addolorata per l’uccisione di don Christian Mbusa Bakulene. Gli abitanti dell’area accusano i soldati delle Forze armate congolesi (molti dei quali sono ex ribelli del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo) di depredare i civili. “Anche nel sud Kivu, nei scorsi giorni vi sono state proteste della popolazione contro il proseguimento dell’operazione “Amani Leo”, condotta dall’esercito congolese e da quello rwandese contro le Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda” dice il missionario. Secondo fonti di stampa, nel Kivu si starebbero concentrando alcuni gruppi che si oppongono sia al governo del Rwanda che a quello del Burundi, che hanno costituito un’alleanza informale. Per contrastare questi movimenti, di recente si è tenuta a Bujumbura, capitale del Burundi, una riunione dei capi delle intelligence della Repubblica Democratica del Congo, del Rwanda e del Burundi. Gli osservatori locali hanno sottolineato la significativa assenza di un rappresentante dell’intelligence dell’Uganda, a conferma di un raffreddamento dei rapporti tra Kigali e Kampala. L’incontro di Bujumbura potrebbe significare un’intensificazione delle attività militari nel Kivu, come conferma la fonte di Fides: “Sono in crescita le voci su una nuova operazione militare congiunta tra l’esercito congolese e quello rwandese nell’area”. Il Kivu è ricco di risorse naturali che sono indispensabili alle economie più avanzate. Tra queste vi è pure il metano che si trova al di sotto del lago Kivu. Questa risorsa costituisce però una grave minaccia ambientale, perché si teme che possa provocare un rilascio violento di anidride carbonica 300 volte più importante di quella verificatasi il 21 agosto 1986 al di sotto del lago Nysos, in Camerun, che provocò 1.800 morti per asfissia. Vi sono dei progetti per estrarre il metano dal fondo del lago, per ora rimasti non attuati. “La popolazione è poco informata di questo rischio. D’altronde ha altro a cui pensare e le autorità non fanno nulla per avvertirla. Le manifestazioni dell’ecosistema, in fondo, sono lo specchio di quello che l’uomo sta provocando in questa regione” conclude il missionario. (M.G.)







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