2010-11-11 16:28:38

Vertice del G20 alla ricerca di un compromesso


A Seoul, in Corea del Sud, dove si svolge il G20, si profila non un accordo ma un semplice compromesso. Il vertice sembra destinato a non registrare passi avanti sui nodi chiave della vigilia. Molte delle parentesi e dei punti in sospeso della bozza del comunicato finale sembrano essere state 'riempite'. Ma sugli squilibri commerciali e la cosiddetta 'guerra dei cambi', al momento, non vi sarebbero - secondo quanto si apprende da fonti che seguono i lavori - significativi progressi rispetto alle divisioni della vigilia. Dopo la cena di apertura dei leader gli sherpa sono tornati al lavoro per un nuovo round di negoziati, ma la sensazione è che alcuni nodi saranno rimandati alla presidenza francese di Nicolas Sarkozy che dopo Seoul assumerà la guida del G20. In definitiva i punti-chiave, sui quali si cerca un compromesso, sono i rapporti valutari e gli squilibri delle bilance commerciali. Ma da questo incontro possono uscire risposte concrete alla crisi mondiale? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Stefano Zamagni, ordinario di Economia Politica all’Università di Bologna.RealAudioMP3

R. – Sarebbe veramente un peccato sprecare un’opportunità del genere in questo preciso momento storico. I temi in agenda sono di centrale importanza; pensiamo al concetto di dignità del lavoro, un lavoro cioè che non debba umiliare la persona umana nelle sue fondamentali prerogative. In secondo luogo è necessario affrontare il tema dei beni comuni globali: aria, acqua, foreste, ecc. Si tratta di beni che non sono né privati né pubblici, ma sono di uso comune. Per risolvere problemi di questo tipo è necessaria una strategia di cooperazione. Al contrario, mettere i Paesi ricchi contro i Paesi poveri provocherebbe veramente un disastro.

D. - Come gli auspici del Papa possono inserirsi nel dibattito in corso al G20 di Seul?

R. – Giustamente il Papa afferma l’urgenza di arrivare ad una qualche “governance”, cioè un’autorità mondiale – non intesa come gestione globale – che abbia regole condivise, valevoli a livello transnazionale e basate su due principi: i centri di potere devono essere equamente distribuiti e non essere nelle mani di pochi Paesi e l’affermazione del principio di sussidiarietà a livello transnazionale. Ma tutto questo bisogna volerlo! Ecco, perché questo summit del G20 potrebbe costituire – se i capi di Stato e di governo lo volessero – un punto di svolta radicale.

D. – La crisi economica è ancora una volta al centro di un importante vertice internazionale: se ne sta parlando ormai da oltre un anno senza risultati concreti. Secondo lei, professor Zamagni, questa crisi è stata sottovalutata?

R. – Non è stata sottovalutata, ma è stata male valutata, perché si continua a pensare che questa crisi sia come quella del ’29, causata dall’errore umano. Questa, invece, è una crisi strutturale, poiché è dovuta al fatto che l’area della finanza speculativa ha finito col sommergere l’area reale dell’economia. Se non si interviene sulla struttura, il rischio è che qualche anno un’altra crisi potrebbe ripetersi. Questa crisi non è figlia di errori umani; è figlia di un’errata concezione dell’economia, e in particolare della finanza, che è stata indirizzata ad un fine malvagio. Direi che l’intervento del Papa va proprio in questa direzione.(bf)







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