L’Europa si apra sempre di più a Dio: così il Papa all’udienza generale
Il Papa, durante l’udienza generale di stamani, ha ripercorso le principali tappe
del suo recente viaggio a Santiago de Compostela e Barcellona, sottolineando di essere
andato come “testimone di Cristo Risorto, come seminatore della speranza che non delude
e non inganna, perché ha la sua origine nell’infinito amore di Dio per tutti gli uomini”.
In particolare ha ricordato il suo appello all’Europa perché si apra sempre più a
Dio: “Conservare e rafforzare l’apertura al trascendente, così come un dialogo fecondo
tra fede e ragione, tra politica e religione, tra economia ed etica, permetterà di
costruire un’Europa che, fedele alle sue imprescindibili radici cristiane, possa rispondere
pienamente alla propria vocazione e missione nel mondo. Perciò, certo delle immense
possibilità del Continente europeo e fiducioso in un suo futuro di speranza, ho invitato
l’Europa ad aprirsi sempre più a Dio, favorendo così le prospettive di un autentico
incontro, rispettoso e solidale, con le popolazioni e le civiltà degli altri Continenti”.
Ecco il testo della catechesi:
Cari fratelli e sorelle!
Oggi
vorrei ricordare con voi il Viaggio Apostolico a Santiago di Compostela e Barcellona,
che ho avuto la gioia di compiere sabato e domenica scorsi. Mi sono recato là per
confermare nella fede i miei fratelli (cfr Lc 22,32); l’ho fatto come testimone di
Cristo Risorto, come seminatore della speranza che non delude e non inganna, perché
ha la sua origine nell’infinito amore di Dio per tutti gli uomini.
La
prima tappa è stata Santiago. Fin dalla cerimonia di benvenuto, ho potuto sperimentare
l’affetto che le genti di Spagna nutrono verso il Successore di Pietro. Sono stato
accolto veramente con grande entusiasmo e calore. In quest’Anno Santo Compostelano,
ho voluto farmi pellegrino insieme con quanti, numerosissimi, si sono recati a quel
celebre Santuario. Ho potuto visitare la “Casa dell’Apostolo Giacomo il Maggiore”,
il quale continua a ripetere, a chi vi giunge bisognoso di grazia, che, in Cristo,
Dio è venuto nel mondo per riconciliarlo a sé, non imputando agli uomini le loro colpe.
Nell’imponente
Cattedrale di Compostela, dando, con emozione, il tradizionale abbraccio al Santo,
pensavo a come questo gesto di accoglienza e amicizia sia anche un modo di esprimere
l’adesione alla sua parola e la partecipazione alla sua missione. Un segno forte della
volontà di conformarsi al messaggio apostolico, il quale, da un lato, ci impegna ad
essere fedeli custodi della Buona Novella che gli Apostoli hanno trasmesso, senza
cedere alla tentazione di alterarla, sminuirla o piegarla ad altri interessi, e, dall’altro,
trasforma ciascuno di noi in annunciatori instancabili della fede in Cristo, con la
parola e la testimonianza della vita in tutti i campi della società.
Vedendo
il numero di pellegrini presenti alla Santa Messa solenne che ho avuto la grande gioia
di presiedere a Santiago, meditavo su che ciò che spinge tanta gente a lasciare le
occupazioni quotidiane e intraprendere il cammino penitenziale verso Compostela, un
cammino a volte lungo e faticoso: è il desiderio di giungere alla luce di Cristo,
cui anelano nel profondo del loro cuore, anche se spesso non lo sanno esprimere bene
a parole. Nei momenti di smarrimento, di ricerca, di difficoltà, come pure nell’aspirazione
a rafforzare la fede e a vivere in modo più coerente, i pellegrini a Compostela intraprendono
un profondo itinerario di conversione a Cristo, che ha assunto in sé la debolezza,
il peccato dell’umanità, le miserie del mondo, portandole dove il male non ha più
potere, dove la luce del bene illumina ogni cosa. Si tratta di un popolo di silenziosi
camminatori, provenienti da ogni parte del mondo, che riscoprono l’antica tradizione
medioevale e cristiana del pellegrinaggio, attraversando borghi e città permeate di
cattolicesimo.
In quella solenne Eucaristia, vissuta dai tantissimi
fedeli presenti con intensa partecipazione e devozione, ho chiesto con fervore che
quanti si recano in pellegrinaggio a Santiago possano ricevere il dono di diventare
veri testimoni di Cristo, che hanno riscoperto ai crocevia delle suggestive strade
verso Compostela. Ho pregato anche perché i pellegrini, seguendo le orme di numerosi
Santi che nel corso dei secoli hanno compiuto il “Cammino di Santiago”, continuino
a mantenerne vivo il genuino significato religioso, spirituale e penitenziale, senza
cedere alla banalità, alla distrazione, alle mode. Quel cammino, intreccio di vie
che solcano vaste terre formando una rete attraverso la Penisola Iberica e l’Europa,
è stato e continua ad essere luogo di incontro di uomini e donne delle più diverse
provenienze, uniti dalla ricerca della fede e della verità su se stessi, e suscita
esperienze profonde di condivisione, di fraternità e di solidarietà.
E’
proprio la fede in Cristo che dà senso a Compostela, un luogo spiritualmente straordinario,
che continua ad essere punto di riferimento per l’Europa di oggi nelle sue nuove configurazioni
e prospettive. Conservare e rafforzare l’apertura al trascendente, così come un dialogo
fecondo tra fede e ragione, tra politica e religione, tra economia ed etica, permetterà
di costruire un’Europa che, fedele alle sue imprescindibili radici cristiane, possa
rispondere pienamente alla propria vocazione e missione nel mondo. Perciò, certo delle
immense possibilità del Continente europeo e fiducioso in un suo futuro di speranza,
ho invitato l’Europa ad aprirsi sempre più a Dio, favorendo così le prospettive di
un autentico incontro, rispettoso e solidale, con le popolazioni e le civiltà degli
altri Continenti.
Domenica, poi, ho avuto la gioia veramente grande
di presiedere, a Barcellona, la Dedicazione della chiesa della Sacra Famiglia, che
ho dichiarato Basilica Minore. Nel contemplare la grandiosità e la bellezza di quell’edificio,
che invita ad elevare lo sguardo e l’animo verso l’Alto, verso Dio, ricordavo le grandi
costruzioni religiose, come le cattedrali del Medioevo, che hanno segnato profondamente
la storia e la fisionomia delle principali Città europee. Quella splendida opera -
ricchissima di simbologia religiosa, preziosa nell’intreccio delle forme, affascinante
nel gioco delle luci e dei colori - quasi un’immensa scultura in pietra, frutto della
fede profonda, della sensibilità spirituale e del talento artistico di Antoni Gaudí,
rinvia al vero santuario, il luogo del culto reale, il Cielo, dove Cristo è entrato
per comparire al cospetto di Dio in nostro favore (cfr Eb 9,24). Il geniale architetto,
in quel magnifico tempio, ha saputo rappresentare mirabilmente il mistero della Chiesa,
alla quale i fedeli sono incorporati con il Battesimo come pietre vive per la costruzione
di un edificio spirituale (cfr 1Pt 2,5).
La chiesa della Sacra Famiglia
fu concepita e progettata da Gaudí come una grande catechesi su Gesù Cristo, come
un canto di lode al Creatore. In quell’edificio così imponente, egli ha posto la propria
genialità al servizio del bello. Infatti, la straordinaria capacità espressiva e simbolica
delle forme e dei motivi artistici, come pure le innovative tecniche architettoniche
e scultoree, evocano la Fonte suprema di ogni bellezza. Il famoso architetto considerò
questo lavoro come una missione nella quale era coinvolta tutta la sua persona. Dal
momento in cui accettò l’incarico della costruzione di quella chiesa, la sua vita
fu segnata da un cambiamento profondo. Intraprese così un’intensa pratica di preghiera,
digiuno e povertà, avvertendo la necessità di prepararsi spiritualmente per riuscire
ad esprimere nella realtà materiale il mistero insondabile di Dio. Si può dire che,
mentre Gaudì lavorava alla costruzione del tempio, Dio costruiva in lui l’edificio
spirituale (cfr Ef 2,22), rafforzandolo nella fede e avvicinandolo sempre più all’intimità
con Cristo. Ispirandosi continuamente alla natura, opera del Creatore, e dedicandosi
con passione a conoscere la Sacra Scrittura e la liturgia, egli seppe realizzare nel
cuore della Città un edificio degno di Dio e, perciò stesso, degno dell’uomo.
A
Barcellona, ho visitato anche l’Opera del “Nen Déu”, un’iniziativa ultracentenaria,
molto legata a quella Arcidiocesi, dove vengono curati, con professionalità e amore,
bambini e giovani diversamente abili. Le loro vite sono preziose agli occhi di Dio
e ci invitano costantemente ad uscire dal nostro egoismo. In quella casa, sono stato
partecipe della gioia e della carità profonda e incondizionata delle Suore Francescane
dei Sacri Cuori, del generoso lavoro di medici, di educatori e di tanti altri professionisti
e volontari, che operano con encomiabile dedizione in quell’Istituzione. Ho anche
benedetto la prima pietra di una nuova Residenza che sarà parte di questa Opera, dove
tutto parla di carità, di rispetto della persona e della sua dignità, di gioia profonda,
perché l’essere umano vale per quello che è, e non solo per quello che fa.
Mentre
ero a Barcellona, ho pregato intensamente per le famiglie, cellule vitali e speranza
della società e della Chiesa. Ho ricordato anche coloro che soffrono, in particolare
in questi momenti di serie difficoltà economiche. Ho tenuto presente, allo stesso
tempo, i giovani - che mi hanno accompagnato in tutta la visita a Santiago e Barcellona
con il loro entusiasmo e la loro gioia - perché scoprano la bellezza, il valore e
l’impegno del Matrimonio, in cui un uomo e una donna formano una famiglia, che con
generosità accoglie la vita e la accompagna dal suo concepimento fino al suo termine
naturale. Tutto quello che si fa per sostenere il matrimonio e la famiglia, per aiutare
le persone più bisognose, tutto ciò che accresce la grandezza dell’uomo e la sua inviolabile
dignità, contribuisce al perfezionamento della società. Nessuno sforzo è vano in questo
senso.
Cari amici, rendo grazie a Dio per le giornate intense che ho
trascorso a Santiago di Compostela e a Barcellona. Rinnovo il mio ringraziamento al
Re e alla Regina di Spagna, ai Principi delle Asturie e a tutte le Autorità. Rivolgo
ancora una volta il mio pensiero riconoscente e affettuoso ai cari Fratelli Arcivescovi
di quelle due Chiese particolari e ai loro collaboratori, come pure a quanti si sono
generosamente prodigati affinché la mia visita in quelle due meravigliose Città fosse
fruttuosa. Sono stati giorni indimenticabili, che rimarranno impressi nel mio cuore!
In particolare, le due Celebrazioni eucaristiche, accuratamente preparate e intensamente
vissute da tutti i fedeli, anche attraverso i canti, tratti sia dalla grande tradizione
musicale della Chiesa, sia dalla genialità di autori moderni, sono stati momenti di
vera gioia interiore. Dio ricompensi tutti, come solo Lui sa fare; la Santissima Madre
di Dio e l’Apostolo san Giacomo continuino ad accompagnare con la loro protezione
il loro cammino. L’anno prossimo, a Dio piacendo, mi recherò di nuovo in Spagna,
a Madrid, per la Giornata Mondiale della Gioventù. Affido fin d’ora alla vostra preghiera
questa provvida iniziativa, affinché sia occasione di crescita nella fede per tanti
giovani.