India: rapporto sui diritti umani denuncia persecuzioni contro i cristiani di Orissa
Cristiani perseguitati, cacciati persino dai negozi, lasciati soli a morire se hanno
bisogno di essere portati in auto in ospedale. E’ la realtà “quotidiana” nel Kandhamal,
regione ormai senza legge e insicura, descritta nel rapporto pubblicato ieri da un
gruppo di attivisti indiani. Ma le autorità dello Stato dell’Orissa ripetono che ora
tutto è “normale”, dopo le violente persecuzioni degli ultimi anni che hanno ucciso
numerosi cristiani e costretto decine di migliaia a fuggire da casa. Il Gruppo per
l'Accertamento dei Fatti - che ha stilato il rapporto - è composto da 4 eminenti attivisti
per i diritti umani: il leader tribale e avvocato Nicholas Barla, l’avvocato fratello
Marcus, l’attivista dalit Jugal Kishore Ranjit e l’attivista Ajay Kumar Singh. Il
5 novembre - riferisce l'agenzia AsiaNews - hanno visitato quattro villaggi (Gadaguda,
Bodimunda, Keredi e Gandapadar) del distretto del Kandhamal, ognuno dei quali ha una
stazione di polizia, per verificare se è vero che i cristiani subiscono un boicottaggio
sociale ed economico. Il rapporto riporta le testimonianze raccolte in questi villaggi
dove edifici e case dei cristiani sono state distrutte ed incendiate. Inoltre a molte
famiglie cristiane, gruppi nazionalisti indù impongono di esporre immagini di Krishna
o di Shiva e controllano se si sono riconvertite al cristianesimo. (R.P.)