Disastri in Veneto, il cardinale Scola: vicini a chi soffre, non siamo i padroni della
natura
È ancora emergenza in Veneto nelle zone colpite dalle alluvioni di questi giorni.
Particolarmente gravi i danni nelle provincie di Padova, Vicenza e Verona, con famiglie
evacuate, strutture agricole e industriali disastrate, raccolti distrutti e allevamenti
sott’acqua. La Regione ha chiesto il ripristino straordinario del Fondo unico nazionale
per le imprese al fine di poter garantire un adeguato sostegno alle aziende venete.
Fabio Colagrade ha chiesto al cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola,
quali sentimenti abbia suscitato in lui questo dramma:
R. – La
partecipazione nella preghiera e nell’affetto al dolore di quei familiari che hanno
perso i loro cari. Poi, la partecipazione alla grande prova – perché non so se risulta
chiara a tutto il Paese la misura della devastazione – e anche la partecipazione alla
grande prova di tante famiglie, molte delle quali hanno perso tutto, e anche di tante
piccole industrie di cui il nostro Veneto è caratterizzato e che sono messe in gravi
difficoltà. In terzo luogo, la mia ammirazione per la grande dignità con cui le persone
stanno affrontando questo disastro, e la forte solidarietà con cui stanno cercando
vie di uscita. Certamente, sarà anche importante che le istituzioni facciano la loro
parte e che tutti insieme cerchiamo di imparare anche da questa prova molto dura,
un rapporto autenticamente corretto con la natura. Questo vuol dire riscoprirla come
Creato e cioè superare due limiti con cui noi normalmente la trattiamo perché noi
dimentichiamo che è creatura di Dio. Il primo limite è che l’uomo si pensi come padrone
assoluto della terra, considerata come una sorta di miniera da cui cavare sempre tutto;
il secondo limite è un concetto astratto di relazione con il Creato stesso che confonde
il mantenimento passivo dell’esistente con il rispetto della natura. E speriamo che
realmente il maltempo, che è ancora annunciato grave, sia invece clemente.
D.
– Dunque, il concetto teologico di Creato – sostituendosi a quello di Natura – aiuta
in qualche misura a prevenire questo tipo di disastro?
R. – Esattamente.
Perché mette in modo un rapporto equilibrato in cui il Creato è vissuto come la nostra
dimora che Dio ci ha affidato e noi dobbiamo imparare a farcene carico. Certo, questo
comporta una vera e propria rivoluzione mentale e del cuore che non ha il carattere
di altre rivoluzioni che vogliono tutto e subito: questa sarà una rivoluzione lenta
perché implicherà che miliardi di uomini cambino molti, molti dei loro atteggiamenti:
nei confronti dei prodotti della terra, nei confronti del rapporto con le acque, con
i corsi d’acqua e con i mari, con i monti … Quindi, è una rivoluzione singolare di
ampissima portata ma che in parte è già incominciata e che dobbiamo deciderci di portare
avanti non ideologicamente.
D. – Eminenza, l’imprenditoria locale rischia
di trovarsi in ginocchio senza aiuti consistenti. Quali riflessioni fare?
R.
– E’ necessario assolutamente che le istituzioni si facciano carico di questa situazione
in maniera chiara costruendo, come sempre, dei tavoli di concertazione, ascoltando
le esigenze di tutti e senza mai dimenticare che quando siamo posti di fronte a queste
prove sono sempre gli anelli più deboli della società a pagare di più.
D.
– Come lei accennava, ci sono state in Veneto delle testimonianze di carità concreta
davvero forti…
R. – Sì: veramente forti. Di carità esplicita da parte
di molti cristiani, ma c’è stata anche una mobilitazione da parte di tutti che ha
mostrato una delle forze del nostro Veneto: cioè l’elemento di solidarietà è veramente
ancora uno dei fattori più dinamici dell’edificazione della nostra vita sociale. E’
una cosa molto bella che nella prova e nel dolore da consolazione e apre ad una speranza
affidabile anche per tutti gli altri aspetti della convivenza nella nostra regione
e nel nostro Paese. (gf)
Per un punto sulla situazione delle zone più colpite,
Massimiliano Menichetti ha sentito don Giovanni Sandonà,
delegato regionale Caritas per il Triveneto e direttore della Caritas vicentina:
R. – Per
quanto riguarda la città di Vicenza, la realtà rimozione-fango è finita e questo anche
pensando alla provincia di Vicenza, alla zona dei comuni limitrofi colpiti. Per quanto
riguarda il padovano, siamo nelle stesse condizioni. Certamente, adesso c’è tutta
l’emergenza: penso agli anziani, penso ad altre realtà come una famiglia normale che
non aveva pensato di tutelarsi assicurativamente. Queste sicuramente sono le prime
realtà, e le più deboli. Poi, l’altra realtà – per la quale spero intervengano le
istituzioni in modo più robusto di quanto non abbiano promesso di fare – è soprattutto
tutto il settore artigianale che da noi ha una rilevanza notevole, se si pensa che
la provincia di Vicenza, tra le Associazioni di artigiani provinciali, è la prima
in Italia.
D. – La popolazione come sta reagendo?
R. –
La popolazione ha reagito bene: se lei pensa che solo la città di Vicenza ha avuto
oltre 2.000 volontari che si sono presentati per spalare fango… Mi diceva una signora:
sono anni che abito in quel condominio e non ci siamo mai parlati. Paradossalmente,
l’alluvione ha fatto sì che incominciamo a parlarci e ad aiutarci.
D.
– Come Caritas, come diocesi, vi state coordinando?
R . – Le Chiese
locali si stanno muovendo. La diocesi di Verona ha organizzato domenica scorsa una
colletta, la diocesi di Padova e la diocesi di Vicenza la organizzeranno per domenica
prossima.
D. – Le donazioni a chi andranno, soprattutto?
R.
– Penso agli anziani, alle famiglie e in modo particolare ai più deboli. (gf)