La visita all'Obra Nen Déu: l'abbraccio del Papa ai bambini malati
Alle 16.30 del pomeriggio, congedatosi dall’Arcivescovado di Barcelona, il Santo Padre
Benedetto XVI si è recato in auto all’Istituto “Obra Nen Déu”, istituto per bambini
malati e bisognosi creato nel 1892 da Madre Carmen del Niño Jesús González Ramos García
Prieto, beatificata il 6 maggio 2007, fondatrice delle religiose “Hermanas Franciscanas
de los Sagrados Corazones”. Al Suo arrivo, alle ore 17.15, il Papa è stato accolto
dalla Madre Superiora dell’Istituto che lo ha accompagnato nella Cappella dove erano
presenti le religiose, gli operatori sanitari e circa 200 assistiti con i loro famigliari.
Dopo gli indirizzi di saluto dell’Arcivescovo di Barcelona, Em.mo Card. Lluís Martínez
Sistach, della Superiora, Suor María Rosario, e di due bambini ospiti dell’Istituto,
il Santo Padre pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:
Signor Cardinale
Arcivescovo di Barcellona, Venerati Fratelli nell’Episcopato, Cari
sacerdoti, diaconi, religiose e religiosi, Distinte Autorità, Cari
amici,
Provo grande gioia nel poter essere qui con tutti voi, che formate
questa più che centenaria Opera Benefico-Sociale del Nen Déu [Divino Infante]. Ringrazio,
per il cordiale benvenuto che mi hanno offerto, il Cardinale Lluís Martínez Sistach,
Arcivescovo di Barcellona, Suor Rosario, Superiora della Comunità, i bambini Antonio
e Maria del Mar, che hanno preso la parola e tutti quelli che hanno così meravigliosamente
cantato. Esprimo la mia gratitudine anche ai presenti, in particolare ai membri del
Patronato dell’Opera, alla Madre Generale e alle Religiose Francescane dei Sacri Cuori,
ai bambini, giovani e adulti accolti in questa istituzione, ai loro genitori e agli
altri famigliari, così come al personale e ai volontari che qui esercitano il loro
benemerito lavoro.
Vorrei, allo stesso tempo, manifestare la mia riconoscenza
alle Autorità, invitandole a prodigarsi perché i più svantaggiati siano sempre raggiunti
dai servizi sociali, e a coloro che sostengono con il loro generoso aiuto entità assistenziali
di iniziativa privata, come questa Scuola di Educazione Speciale del Nen Déu. In questi
momenti, in cui molte famiglie sperimentano serie difficoltà economiche, dobbiamo
moltiplicare, come discepoli di Cristo, i gesti concreti di solidarietà, tangibile
e continua, mostrando così che la carità è il distintivo del nostro essere cristiani.
Con
la dedicazione della Basilica della Sacra Famiglia, si è posto in rilievo questa mattina
che l’edificio sacro è segno del vero santuario di Dio tra gli uomini. Ora voglio
sottolineare come, con lo sforzo di questa e altre analoghe istituzioni ecclesiali
– a cui si aggiungerà la nuova Residenza che avete desiderato portasse il nome del
Papa – si mostra chiaramente che, per il cristiano, ogni uomo è un vero santuario
di Dio, che deve essere trattato con sommo rispetto e affetto, soprattutto quando
si trova nel bisogno. La Chiesa vuole così realizzare le parole del Signore nel Vangelo:
“In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli
più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). In questa terra, queste parole di Cristo
hanno spinto molti figli della Chiesa a dedicare la propria vita all’insegnamento,
alla beneficienza o alla cura dei malati e dei diversamente abili. Ispirati dal loro
esempio, vi chiedo di continuare a soccorrere i più piccoli e bisognosi, dando loro
il meglio di voi stessi.
Nella cura dei più deboli, molto hanno contribuito
i formidabili progressi della sanità negli ultimi decenni, che sono stati accompagnati
dalla crescente convinzione dell’importanza che ha, per il buon risultato del processo
terapeutico, un rapporto umano attento. Perciò, è esigenza dell’essere umano che i
nuovi sviluppi tecnologici nel campo medico non vadano mai a detrimento del rispetto
per la vita e la dignità umana, in modo che coloro che soffrono malattie o disabilità
psichiche o fisiche possano ricevere sempre quell’amore e quelle attenzioni che permettano
loro di sentirsi valorizzati come persone nelle loro necessità concrete.
Cari
bambini e giovani, mi congedo da voi rendendo grazie a Dio per le vostre vite, così
preziose ai suoi occhi, e assicurandovi che occupate un posto molto importante nel
cuore del Papa. Prego per voi tutti i giorni e vi chiedo di aiutarmi con la vostra
preghiera a compiere con fedeltà la missione che Cristo mi ha affidato. Non tralascio
inoltre di pregare per coloro che sono al servizio di chi soffre, lavorando instancabilmente
perché le persone con disabilità possano occupare il loro giusto posto nella società
e non siano emarginate a causa delle loro limitazioni. A questo proposito, vorrei
riconoscere, in modo speciale, la testimonianza fedele dei sacerdoti e di coloro che
visitano i malati nelle loro case, negli ospedali e in altre istituzioni specializzate.
Essi incarnano l’importante ministero della consolazione di fronte alle fragilità
della nostra condizione, che la Chiesa cerca di compiere con gli stessi sentimenti
del Buon Samaritano (cfr Lc 10,29-37).
Per intercessione di Nostra
Signora della Mercede e della Beata Madre Carmen di Gesù Bambino, Dio benedica tutti
voi che formate la grande famiglia di questa splendida Opera, come anche i vostri
cari e coloro che cooperano con questa o con simili istituzioni. Di ciò sia pegno
la Benedizione Apostolica, che cordialmente imparto a tutti voi.