Inondazioni in Veneto. Il patriarca di Venezia: “Riconsiderare la natura come creato”
Una “più approfondita riflessione sul nostro rapporto con l’ambiente”. A chiederlo
è il cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola, a seguito delle alluvioni che nei
giorni scorsi hanno messo in ginocchio il Veneto provocando due vittime e colpendo
in particolare le province di Padova, Verona e Vicenza, mentre si teme una nuova piena
del Po. In una nota pubblicata ieri sul sito della diocesi, e ripresa dal Sir, il
patriarca scrive: “Davanti alle immagini delle nostre città e campagne venete devastate
dall’acqua e ferite dal fango, esprimo la mia vicinanza alle persone che a causa delle
alluvioni e inondazioni hanno perso i propri cari e hanno visto le loro case, le loro
attività e imprese distrutte o gravemente danneggiate. Mentre l’acqua si ritira –
prosegue il cardinale Scola - colgo con i segni della morte e del disastro anche l’emergere
di un’espressione autentica di carità operosa che caratterizza l’azione di tante persone,
che a diversi livelli, si stanno spendendo senza tregua per aiutare chi è in difficoltà”.
Secondo il patriarca, “con l’aiuto di Dio l’esperienza di dolore e di impotenza, come
quella che sta provando la nostra Regione, può trasformarsi nell’occasione per riscoprire
il valore irrinunciabile delle buone relazioni per la vita in comune e per favorire
una più approfondita riflessione sul nostro rapporto con l’ambiente, con il creato”.
Occorre, ammonisce il cardinale Scola, “andare oltre due concezioni inadeguate del
rapporto uomo-ambiente, inadeguate perché incapaci di rendere conto pienamente dell’esperienza
umana: da una parte la pretesa dell’uomo di essere padrone assoluto del cosmo. Dall’altra
il concepire la terra solo come qualcosa da conservare”. Di qui l’esortazione finale
a “riconsiderare la natura come creato. Essa non è solo un puro insieme di cose, ma
ci comunica un preciso significato: l’invito del Creatore a partecipare alla sua stessa
attività finché, per il dono del Crocifisso Risorto, entreremo in ‘cieli nuovi e terra
nuova’ ”. (M.G.)