2010-11-08 16:10:52

Elezioni in Myanmar, denunce di brogli ai seggi. Intervista con l'inviato europeo, Piero Fassino


In Myanmar, c’è attesa per l’esito delle elezioni politiche di ieri. Media statali stanno cominciando a diffondere i primi dati ufficiosi, sebbene molti osservatori ritengano scontata la vittoria del partito vicino alla giunta militare al potere. Intanto, mentre al confine con la Tahilandia si segnalano scontri tra l’esercito e gruppi di ribelli, si moltiplicano le denunce di irregolarità ai seggi con i partiti di opposizione che pensano al boicottaggio dei risultati in caso di evidenti irregolarità. In mattinata, anche il Giappone si è unito alle critiche sul processo elettorale avanzate in questi giorni dall’Occidente. Eugenio Bonanata ha raccolto la riflessione di Piero Fassino, inviato speciale dell'Unione europea per il Myanmar:RealAudioMP3

R. – Quello che in ogni caso la comunità internazionale si attende è che dopo queste elezioni si apra una fase effettivamente nuova in Birmania: con la fine degli arresti domiciliari di Aung San Suu Kyi, con la liberazione dei prigionieri politici, soprattutto con l’apertura di un dialogo vero tra la giunta al potere, l’opposizione e le comunità etniche, per gestire la transizione e un processo di riconciliazione che consenta al Myanmar di approdare effettivamente ad una sponda democratica.

D. – Sabato prossimo, la possibile liberazione di Aung San Suu Kyi: come cambierà, secondo lei, l’atteggiamento dell’opposizione birmana?

R. – Intanto, bisogna agire, ancora in queste ore, perché effettivamente la liberazione di Aung San Suu Kyi avvenga nei prossimi giorni, come è stato più volte annunciato. Poi, naturalmente, il rientro alla vita politica di Aung San Suu Kyi peserà, e peserà molto per il ruolo che ha avuto fin qui, per la personalità che esprime e perché è punto di riferimento per milioni e milioni di cittadini del suo Paese. Si tratterà di valutare anche come Aung San Suu Kyi vorrà collocarsi in questa fase. Questo naturalmente lo sapremo quando sarà libera.

D. – In queste ore, è arrivata la condanna da parte degli Stati Uniti, però nessun commento da parte dalle cancellerie dei Paesi asiatici: penso alla Thailandia, alla Cina e all’India...

R. – E’ noto che i Paesi asiatici hanno un atteggiamento più prudente sul dossier birmano - ma non solo su questo - e che hanno teso a sviluppare una strategia più di “moral suasion” nei confronti dell’autorità birmana. Ci sono Paesi che sono naturalmente più attivi e altri meno: penso, per esempio, al ruolo importante che ha giocato e potrà giocare ancora di più in questa fase un Paese come l’Indonesia, che diventerà il presidente di turno dell’Asean. Ci sono Paesi asiatici – come il Giappone, come la Corea, come l’Australia e la Nuova Zelanda – che possono giocare un ruolo positivo. E naturalmente, dobbiamo sapere che c’è un’influenza della Cina molto grande e che, quindi, è chiaro che il peso di essa si fa sentire ed è un peso di un Paese che ha enormi interessi economici in Birmania e che ha un rapporto molto stretto con le autorità al potere. Per questo, io penso che Stati Uniti ed Unione Europea debbano continuare a sviluppare un’iniziativa di forte pressione, per favorire un’evoluzione in Birmania, sollecitando anche i Paesi asiatici a muoversi nella stessa direzione. (ap)







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