Suor Maria Barbara della Santissima Trinità è Beata: ieri in Brasile la cerimonia
La Chiesa ha una nuova Beata, Suor Maria Barbara della Santissima Trinità. La cerimonia
di Beatificazione si è svolta ieri a Porto Alegre in Brasile dove la missionaria è
vissuta e ha fondato la Congregazione delle Figlie del Cuore Immacolato di Maria.
Ieri, la Chiesa brasiliana celebrava la solennità di tutti i Santi. Il servizio di
Fausta Speranza:
(canto)
Alle
sue suore diceva: “Siamo cristiane e la Chiesa è nostra Madre. Comportiamoci da legittime
figlie della Chiesa in tutte le circostanze. La Santa Chiesa e i suoi Ministri sono
i nostri spettatori e osservano come ci comportiamo in questo crogiolo della prova,
per vedere se usciamo dalla fornace come oro puro, come rame o come piombo...”. Lo
ricorda mons. Amato nell’omelia della cerimonia di Beatificazione della missionaria
austriaca, che voleva ad andare in America del Nord ma non trovando al porto di Amburgo
navi dirette negli Stati Uniti, dopo trenta giorni di inutile attesa, si imbarcò su
una nave diretta in Brasile, ormai convinta che fosse quello il volere della Provvidenza.
Dunque - come ricorda mons. Amato - “Madre Barbara si fece brasiliana con i brasiliani”,
fondando la Congregazione che sentiva di dover far nascere. “Ha molto amato: ha amato
e servito i poveri; ha amato ed educato i piccoli; ha amato e perdonato le sue figlie
spirituali. La carità è come l’oro, sottolinea mons. Amato, il tempo non solo non
lo corrode, ma ne aumenta lo splendore e il valore”. Da qui, il ricordo vivo della
missionaria in Brasile. Certo “Porto Alegre – sottolinea il prefetto della Congregazione
per la causa dei santi – non è il paradiso, ma ha avuto la grazia di ammirare lo spettacolo
della carità di Madre Barbara, uno spettacolo che è preludio delle gioie del Cielo”.
Se
a Vienna la Beata si era interessata delle domestiche e delle giovani disoccupate,
in Brasile apre scuole e istituti per bambini orfani e abbandonati. Si interessa dell’educazione
delle giovani e cura anche l’assistenza ai malati durante l’epidemia e i conflitti.
“In questo suo operare – dice mons. Amato – si intravedono due virtù in particolare,
che lei esercitò in grado eroico: la fiducia in Dio e la bontà materna”. Nella sua
missione di carità, Madre Barbara incontrò ostacoli, divisioni, umiliazioni. Anche
nei momenti più difficili – ricorda mons. Amato – ripeteva: “Dio troverà strade e
mezzi. LasciamoLo fare tranquillamente”. Questa fiducia era alimentata dall’amore
a Gesù e da una particolarissima devozione al Cuore di Maria. In una lettera la nostra
Beata scriveva: “Facciamo del Cuore di Maria una cassaforte per mettere tutti i dolori,
le afflizioni e le fatiche, come elemosina al Santo Padre, giacché non abbiamo denaro
da dare”.
Da questa grande fede, nasceva la comunione
con la Chiesa e la devozione al Papa. Nelle Costituzioni del 1852, inserì il precetto
dell’adorazione perpetua in comunità, con le suore che si avvicendavano giorno e notte.
La sua carità si esprimeva con cordialità e delicatezza. Tratti che tornano nel suo
metodo educativo nei confronti dei bambini, non sempre scontato nella sua epoca. Era
umile e con umiltà amava la verità: chiamava le accuse e le calunnie “sante medicine”.
Pregava moltissimo presso il tabernacolo. Per questo, una consorella la paragonava
a un “girasole”, perché il suo sguardo era sempre rivolto verso Dio, verso il Cielo.
Dopo
la sua santa morte - ricorda mons. Amato - la Beata “ha riversato una pioggia di grazie
sui fedeli che invocavano la sua intercessione”. Tra queste grazie c’è la guarigione
miracolosa di un bambino, Onorino Ecker, di quattro anni, avvenuta nel luglio del
1944, nella diocesi di Porto Alegre. La mamma del piccolo aveva lasciato sul fuoco
una pignatta per scaldare l’acqua, sospesa a una catena. Il bambino, giocando, si
aggrappò alla catena, rovesciando l’acqua bollente sul suo corpo e cadendo sulla brace.
Il piccolo Onorino diventò tutto una piaga. Arrivò in ospedale dopo quattro ore, in
stato di coma e in gravissimo pericolo di vita. Si iniziò a pregare e a invocare l’intercessione
della Serva di Dio. Dopo sette giorni, improvvisamente, il piccolo si svegliò e dopo
circa quindici giorni dal ricovero venne dimesso dall’ospedale completamente guarito,
senza vistose cicatrici e senza complicanze infettive. È stato il segno dal cielo
che confermava la santità di Madre Barbara Maix.