L’arcivescovo di Barcellona: società povera se la fede è emarginata
Questa sera il Papa si trasferirà in aereo da Santiago de Compostela a Barcellona,
dove domani celebrerà in mattinata la Messa di Dedicazione del tempio della Sagrada
Familia, capolavoro di Antoni Gaudí. Nel pomeriggio visiterà l’“Obra Nen Deu”, un
istituto di assistenza per bambini disabili fondato dalle Suore francescane dei Sacri
Cuori. Come si prepara la città catalana a vivere questi due intensi momenti della
visita del successore di Pietro? Paolo Ondarza lo ha chiesto all’arcivescovo
di Barcellona, il cardinale Lluis Martinez Sistach:
R. - La città
si prepara con molta gioia e siamo grati al Santo Padre per l’affetto che dimostra
per la nostra arcidiocesi, per le diocesi della Catalogna e di tutta la Spagna. La
dedicazione del tempio della Sagrada Familia presieduta dal Papa rappresenta un evento
molto importante, di rilevanza mondiale, unico! Sin da quando è stato annunciato che
il Papa sarebbe venuto e che quindi aveva accettato il nostro invito, abbiamo pregato
molto e continuiamo a pregare. Preghiamo perché questa visita dia grandi frutti.
D.
- Che significato assume questa visita per Barcellona, per la Catalogna e, più in
generale, per la per la Spagna? R. - Benedetto XVI ha già visitato
la Spagna qualche anno fa per l’Incontro Mondiale delle Famiglie, a Valencia. Adesso
c’è la visita a Santiago de Compostela e a Barcellona e, il prossimo anno, la visita
a Madrid per la Giornata Mondiale della Gioventù. In poco tempo ci saranno state tre
visite di questo Papa nel nostro Paese e penso che sia un segno, una manifestazione
dell’amore e dell’affetto che il Papa ha per la Spagna.
D. - L’amore
del Papa è largamente ricambiato dagli spagnoli, checché se ne dica … Troppo spesso,
infatti, la Spagna è stata dipinta come un Paese, come una società che si è allontanata
dai valori della fede…
R. - Una cosa è l’amministrazione, la politica,
lo Stato; un’altra cosa è la società e la società è religiosa. Io penso che ci sono
tante persone cattoliche. C’è una pietà popolare molto intensa in Spagna e ci sono
molti cristiani che vivono la propria vita cristiana con grande intensità e coerenza
nelle comunità … Questo a volte non si vede, ma c’è! Certo il Paese ha risentito delle
ultime misure legislative lontane dall’antropologia cristiana e dai grandi valori
e principi della Dottrina sociale della Chiesa. Ne abbiamo sofferto e ne soffriamo!
Chiediamo che i cristiani siano più presenti nel mondo della politica e nella società.
D. - Queste considerazioni sono adattabili a tutto il contesto europeo…
R.
- Certamente. Non si può capire la storia, il passato e il presente dell’Europa senza
conoscere e riconoscere le radici cristiane del nostro continente. Queste radici danno
frutti! Che ne sarebbe, ad esempio, delle nostre città, senza le chiese, senza le
comunità religiose, senza i cristiani presenti con istituzioni, associazioni e fondazioni
nel mondo della povertà e dell’emarginazione, della cultura, della scuola, tra gli
anziani e i bambini? Sarebbe una società povera! D. - E nell’ambito
di un discorso più generale sulle radici cristiane dell’Europa, si inserisce la consacrazione
del tempio della Sagrada Familia. Il Santo Padre intende evidenziare il valore della
bellezza e dell’arte, ma contestualmente - e soprattutto - l’importanza della famiglia
… R. - Credo che siano due aspetti molto importanti. Il benessere
delle persone, della società e della Chiesa è proporzionale allo stato di salute della
famiglia. La bellezza, poi, può certamente convertirsi al trascendente, al Mistero
ultimo, a Dio. La bellezza è necessaria anche per l’espressione del culto, della Liturgia
stessa: Antoni Gaudí era molto ispirato dalla Liturgia, perché Gaudí era un credente
e - credo - un santo. Riceveva ogni giorno la Comunione, pregava la Liturgia delle
Ore, era molto credente. Poi c’era la Bibbia: era ciò che ispirava tutta la sua opera!
Antoni Gaudí dovrebbe essere un modello per tanti artisti del nostro tempo.
D.
- Altro momento della tappa a Barcellona, la visita di Benedetto XVI all’“Obra Benefico
Social Nen Déu”… R. - E’ un’opera che oggi si dedica specificatamente
ai bambini con la Sindrome di Down e con disabilità psichiche. Penso che la presenza
del Papa in questo tipo di istituzione – che quando gli è stato proposto di visitare,
ha immediatamente accettato – è di stare accanto a queste famiglie che hanno detto
“sì” alla vita e dove certamente questi figli rappresentano il centro stesso della
famiglia.