Africa occidentale: per gli alluvionati servono soprattutto aiuti alimentari
Dopo le intense piogge delle ultime settimane, il maltempo concede una tregua in Benin,
Togo e Ciad dove il livello dei fiumi si sta lentamente abbassando: a riferirlo sono
fonti umanitarie contattate dall'agenzia Misna nei tre Paesi dell’Africa occidentale
dove le autorità competenti stanno diffondendo bilanci più completi. Ovunque servono
aiuti alimentari dopo l'allagamento di decine di migliaia di ettari di coltivazioni
e la distruzione di ingenti quantità di cereali conservati nei granai o nelle abitazioni.
"Su 680.000 persone colpite dalle alluvioni, più di 105.000 versano in condizioni
di grande difficoltà: la necessità di cibo è enorme ma servono anche tende e coperte"
riferisce suor Léonie Dochamou, responsabile della Caritas Benin, aggiungendo che
"urge anche trattare le acque inquinate per evitare il propagarsi di malattie come
colera e malaria, per ora tenute sotto controllo dal ministero della Sanità". L'altra
grande sfida, prima di pensare alla ricostruzione a lungo termine, è quella di dare
un riparo più sicuro ai 200.000 sfollati che hanno perso la propria casa: "Molti di
loro sono accampati lungo le strade in condizioni davvero precarie: dobbiamo fornire
loro tende, coperte e utensili domestici" dice ancora suor Leonie. L'Ufficio di coordinamento
degli aiuti umanitari (Ocha) e diverse agenzie Onu hanno lanciato un appello alla
comunità internazionale: servono 46,8 milioni di dollari per aiutare il Benin a fronteggiare
le più gravi inondazioni degli ultimi 50 anni. Nel confinante Togo, a finire sotto
l'acqua sono stati decine di villaggi del sud-est, a causa di piogge insolitamente
intense e dello straripamento del fiume Mono, in Benin. "Abbiamo registrato 21 morti,
85 feriti e più di 82.000 disastrati. Quattromila abitazioni sono state allagate,
altre 7000 sono crollate e più di 7000 ettari di cereali sono stati allagati": è il
bilancio ufficiale comunicato dal comandante Messan Akobi, della protezione civile
togolese. Anche i quartieri a nord-est della capitale, Lomé, e le zone settentrionali
del Paese sono stati seriamente colpiti dalle intemperie: "Servono soprattutto sacchi
di cereali, materiale agricolo per riparare i danni e acqua potabile" prosegue il
nostro interlocutore, mentre 3000 sfollati ricevono assistenza in tre centri appositamente
allestiti. Sembra invece rientrata l'emergenza sanitaria, dopo il manifestarsi del
colera che a fine ottobre aveva fatto 135 vittime su più di 4000 contagi. In Ciad,
la capitale N'Djamena è stata allagata dopo lo straripamento del fiume Chari, in particolare
i quartieri meridionali come quello di Walia: il bilancio è di nove morti, 17.500
disastrati e 4500 senza tetto. In tutto 19 delle 22 regioni hanno subito le conseguenze
del maltempo, con più 150.000 persone colpite e 60.000 ettari di coltivazioni distrutti,
come a Hajer Lamis e Bongor, una situazione aggravata dal diffondersi di un'epidemia
di colera che ha causato almeno 111 vittime e più di 2500 contagi. "Purtroppo le alluvioni
colpiscono un Paese già in difficoltà dopo la crisi alimentare provocata dalla penuria
degli ultimi raccolti e la perdita di numerosi capi di bestiame" riferisce la Croce
Rossa ciadiana. (R.P.)