Ferito gravemente un giornalista somalo: il governo accusa i ribelli Shabaab
L'unione nazionale dei giornalisti somali (Nusoj) ha espresso grande preoccupazione
per le continue violenze ai danni dei giornalisti, dopo il ferimento, a colpi di arma
da fuoco, di un reporter a Afgoi nella regione di Shabelle, controllata dai ribelli
Hizbul Islam. Alcuni uomini mascherati hanno assaltato nella notte del 2 novembre
scorso il giornalista Hassan Mohamed Abikar mentre stava rientrando a casa. L'uomo
è stato raggiunto da quattro colpi di pistola al torace e alle mani. Trasportato in
ospedale, è in gravi condizioni. Si indaga sul movente. Il governo di transizione
somalo (Tfg) ha condannato il “tentato omicidio” e ha puntato il dito contro i ribelli
al Shabaab, legati ad al Qaeda. “Loro insieme al gruppo Hizbul Islam vogliono mettere
un bavaglio all'informazione in modo tale che non vengano più riportate dalla stampa
le atrocità che hanno commesso”, ha detto il ministro dell'Informazione somalo, Abdirahman
Omar Osman. Dal 2007. sono 20 i giornalisti assassinati dal gruppo integralista legato
ad al Qaeda.
Scontri in Darfur Nuovi scontri con morti e feriti,
i primi dallo scorso giugno, tra soldati del governo di Khartum e i ribelli del Movimento
di Giustizia ed Uguaglianza del Jem, nella regione sudanese del Darfur. Lo scorso
marzo, il governo sudanese aveva raggiunto un accordo che prevedeva un cessate-il-fuoco
con il movimento ribelle. Qualche mese dopo, però, il Jem era ritornato sui suoi passi
rifiutando l'intesa e accusando Khartum di continuare le ostilità. Il Jem è stato
uno dei due principali gruppi di ribelli che scatenarono una rivolta nel 2003, accusando
il governo del Sudan di trascurare la regione del Darfur.
Autobomba in Yemen:
2 morti e 22 feriti Almeno due persone sono morte, di cui un poliziotto, e
altre 22 sono rimaste ferite nell'esplosione di un'autobomba nello Yemen. L'attentato
è avvenuto presso il quartiere generale della sicurezza di Daleh, città a sud del
Paese, già teatro di altre violenze. Si tratta di una provincia che rappresenta un
focolaio della contestazione saudita contro il potere centrale a Sanaa.
Sakineh:
sospesa la pena capitale, non si hanno notizie di altri provvedimenti “Sakineh
Mohammadi Ashtiani sta bene, non abbiamo notizie di una nuova data per l'esecuzione”:
è quanto ha riferito all'agenzia Ansa la portavoce del Comitato internazionale contro
le esecuzioni, Mina Ahadi. Secondo la portavoce, inoltre, l'avvocato della Mohammadi-Ashtiani
- Javid Hutan Kian - potrebbe essere rilasciato su cauzione sabato prossimo. Lo stesso
giorno, potrebbe tenersi il processo contro i due giornalisti tedeschi arrestati lo
scorso 10 ottobre nello studio dell'avvocato insieme al figlio di Sakineh, Sajjad
Ghaderzadeh. Non si hanno invece notizie del figlio della donna.
In Italia
"Giorno dell'Unità nazionale" In Italia, si sono aperte stamani con la deposizione
di una corona d'alloro all'Altare della Patria da parte del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano le celebrazioni per il 4 Novembre, "Giorno dell'Unità nazionale"
e "Giornata delle Forze Armate". Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano,
con i presidenti di Senato e Camera e il presidente della Consulta hanno osservato
un minuto di raccoglimento sulle note del "Silenzio". Presenti le più alte cariche
dello Stato. Circa l'impegno italiano nelle missioni di pace internazionali, Napolitano
ha sottolineato che è “dovere delle autorità politiche e militari preposte continuare
ad aggiornare e migliorare strategie, strutture e capacità operative delle Forze Armate,
per rendere più efficace il contrasto delle minacce da fronteggiare, garantendo nel
contempo la massima protezione ai contingenti impiegati e alle popolazioni civili
coinvolte”. Ha poi affermato che “nessun Paese libero e democratico può sottrarsi
al dovere di contribuire alla stabilità e alla sicurezza della comunità internazionale”.
Il
presidente serbo a Vukovar, città croata rasa al suolo da Belgrado nel '91 ''Sono
qui oggi per inginocchiarmi davanti alla vittime, per esprimere ancora una volta le
scuse e il rammarico, creando così la possibilità per la Serbia e la Croazia di aprire
una nuova pagina nella loro storia''. Sono le parole del presidente della Serbia,
Boris Tadic, che è arrivato a Vukovar, nella Croazia orientale, per la prima visita
di un capo di Stato serbo alla città martire della guerra per l'indipendenza della
Croazia. Città che venne rasa al suolo nel 1991 dalle truppe di Belgrado dopo mesi
di assedio. Tadic e il presidente croato, Ivo Josipovic, si recheranno al memoriale
di Ovcara, la più grande fosse comune in Croazia, dove il 20 novembre del 1991 le
formazioni militari serbe uccisero almeno 200 civili e soldati croati. Tadic, giunto
a bordo di un traghetto che collega Vukovar e la sponda serba del Danubio, è stato
accolto da una cinquantina di abitanti della città dove le due comunità, serba e croata,
vivono in sostanza ancora socialmente segregate. Una formazione della destra nazionalista,
il Partito del diritto croato (Hsp) che ha un deputato al parlamento di Zagabria,
ha organizzato una manifestazione di protesta contro la visita di Tadic, chiedendo
le scuse ufficiali per quella che ha definito “un'aggressione militare della Serbia
contro la Croazia”.
Ceneri fino a 8 km di altezza per la nuova eruzione
del vulcano Merapi Una nuova eruzione del vulcano Merapi, sull'isola indonesiana
di Giava, è stata registrata stamani. Le ceneri prodotte dalla “montagna di fuoco”
hanno raggiunto gli 8 km di altezza e una colata piroclastica si è prodotta sul fianco
sud. Non si segnalano vittime. Il Merapi ha iniziato la sua fase eruttiva il 26 ottobre
scorso, quando 36 persone hanno perso la vita. Il numero delle persone evacuate dalla
zona circostante la montagna è arrivato a quota 90 mila. Le autorità hanno invitato
le compagnie aeree, due giorni fa, a percorrere rotte alternative per evitare il sorvolo
nell'aerea interessata dall'eruzione. (Panoramica internazionale a cura di Fausta
Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno
LIV no. 308
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