2010-11-03 16:04:15

Usa, midterm: maggioranza per i repubblicani alla Camera ma non al Senato


I repubblicani conquistano negli Stati Uniti la maggioranza alla Camera dei rappresentanti, ma non al Senato, che rimane di misura in mano ai democratici di Barack Obama. Sono i primi risultati delle elezioni di medio termine, svoltesi ieri. Bene per il Partito conservatore anche sul fronte dei Governatori: sui 37 da eleggere, almeno 10 Stati in mano ai democratici sono stati conquistati dal Gop. E tra le novità spicca l'ingresso in Senato e alla Camera dei Tea Party antitasse, che conquistano anche la South Carolina, dove e' stata eletta governatore Nikki Haley, appoggiata dall'ex candidata vicepresidente Sarah Palin. Per un commento su questa importante tornata elettorale, Salvatore Sabatino ha raggiunto telefonicamente a Washington il collega Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

R. – Sicuramente, possiamo dire che ha votato un’America arrabbiata e delusa: questo è il dato che gli osservatori, le televisioni e anche i giornali danno come elemento significativo. L’America è delusa dopo due anni di amministrazione Obama. Tante erano le aspettative e le speranze portate avanti nella campagna elettorale trionfale di Barack Obama nel 2008, tante oggi sono le delusioni e, appunto, anche la rabbia. Si parla anche di un voto di protesta da parte di molti elettori che forse hanno scelto sostanzialmente questo messaggio, cioè dire al presidente che la politica che sta perseguendo non è quella giusta, piuttosto che premiare la proposta politica dei repubblicani.

D. – Ora Obama si troverà di fronte due anni complicati, in cui sarà costretto a confrontarsi in maniera più intensa con i suoi avversari politici. Cosa possiamo attenderci?

R. – Intanto, abbiamo avuto subito un segnale di come questa strategia potrebbe cambiare: il presidente ha chiamato John Beiner, nuovo speaker della Camera – quindi, da leader dell’opposizione dei repubblicani, ora diventa leader della maggioranza – e Mitch McConnell, il leader dei repubblicani al Senato; li ha chiamati entrambi, subito dopo che i risultati davano un’idea di una solidità della vittoria dei repubblicani e, secondo quanto informa un comunicato della Casa Bianca, il presidente ha chiesto ad entrambi di lavorare per cercare un terreno comune per risolvere i problemi più urgenti e in particolare quelli dell’economia. Infatti, il dato fondamentale, poi, è questo: il voto di protesta, la disillusione deriva dal fatto che l’economia non va in America, nonostante le promesse anche da parte dell’amministrazione Obama di portare la disoccupazione sotto l’8 per cento, oggi, invece, siamo quasi al 10 per cento. Ed è questo l’elemento più significativo. Potremmo dire con una battuta, con una formula che se nel 2008 gli americani avevano votato tenendo la mano sul cuore, questa volta decisamente hanno tenuto la mano sul portafogli e quindi hanno lanciato questo messaggio ad Obama di cambiare direzione.

D. – Ovviamente, è una tornata importantissima anche perché ci sono state le elezioni per i governatori di 37 Stati. Quali i risultati emersi su questo fronte?

R. – Anche qui, vediamo una netta affermazione del partito repubblicano, e questo è un dato molto importante che, magari, può sfuggire ad un’analisi di carattere internazionale rispetto alle votazioni per il Congresso. Però, i governatori e le legislazioni parlamentari dei diversi Stati hanno il mandato di ridisegnare i collegi elettorali. Questo cosa significa? Che avere tanti governatori e legislature repubblicane potrebbe determinare anche una ridistribuzione dei seggi elettorali in vista delle elezioni presidenziali del 2012; quindi, oltre al significato puntuale di una vittoria anche a livello “locale”, degli Stati da parte dei repubblicani, potrebbe esserci anche una nuova spinta verso una vittoria repubblicana o, comunque, come speranza di una vittoria repubblicana tra due anni. Un ultimo dato significativo a proposito delle elezioni. Sono emerse alcune figure, molte spontaneamente lanciate dal movimento Tea party. Una su tutte forse va segnalata: Marco Rubio, un 39.enne che ha vinto in Florida e diventa dunque senatore, è un ispanoamericano che ricorda, per molti aspetti, il presidente Obama. Questo è un nome: Marco Rubio, di cui sentiremo molto parlare nei prossimi anni. (gf)








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