2010-11-02 15:07:48

Vandalismi in Turchia sulle tombe del cimitero cristiano nell'isola di Imvros


Grave atto vandalico in un cimitero cristiano della Turchia. Sconosciuti sono entrati nella notte tra il 28 e il 29 ottobre, giorno della festa della Repubblica, nel Campo Santo di Panagia nell’isola di Imvros (Goikocea), commettendo oltraggio a 78 tombe. Un’azione simile era stata commessa in questi luoghi - dove oggi vivono circa 350 cristiani - già 20 anni fa. L’isola di Imvros, terra natia dell’attuale patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, e la vicina isola di Tenedos, furono attribuite nel 1923 – sebbene allora fossero abitate al 99 per cento da popolazione cristiano-ortodossa - alla Turchia, che non ha mai rispettato il Trattato di Losanna, che ne prevedeva la piena autonomia amministrativa. Il Patriarca Bartolomeo, riferendosi all’accaduto, nel suo sermone nella parrocchia di San Demetrio a Kurtulus di Istanbul, ha detto: “La nostra, è una continua lotta per la sopravivenza nostra e delle nostre millenarie tradizioni su queste terre. Dopo molte difficoltà avevamo cominciato ad intravedere qualche spiraglio di luce, di speranza per i nostri annosi problemi. Ma di nuovo riemergono fatti spiacevoli, come questi accaduti al cimitero del capoluogo dell’isola di Imvros, dove i soliti noti-ignoti hanno provveduto alla rottura delle croci sulle tombe del cimitero. Le nostre lotte non hanno mai fine ... Ma sempre con la grazia del nostro Signore - ha concluso Bartolomeo - con la perseveranza, la prospettiva europea della Turchia e gli sforzi dei suoi governanti, siamo fiduciosi che arriveranno i tanti desiderati risultati”. Da parte sua, il ministero degli Interni turco ha condannato i fatti ed ha dato ordine al pretore di Imvros di procedere a rapide indagini per l’arresto dei responsabili. “Questi fatti dimostrano- scrive l’agenzia AsiaMews - che in Turchia esistono ancora delle potenti sacche di intolleranza nei confronti dei gruppi minoritari, le quali cercano di minare le aperture nei loro confronti dell’attuale governo. Un esecutivo che, a sua volta, pur avendo il vento in poppa, manca della necessaria volontà politica per risolvere i problemi delle minoranze, rinviati alle cosiddette calende greche. Come si diceva ad Istanbul, la prospettiva europea della Turchia non dovrebbe consistere solo nelle affermazioni a favore dei diritti, ma anche nell’immediata applicazione delle regole dell’Unione”. (R.G.)







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