La crisi è costata 30 milioni di posti di lavoro nel mondo e se non si interviene
la situazione non potrà che peggiorare: è l’allarme lanciato dal direttore generale
del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, secondo il quale, nel
quadro della nuova globalizzazione, "la prima priorità è l’occupazione, la seconda
è sempre l’occupazione e la terza è ancora l’occupazione". Sulle parole di Strauss-Kahn,
Sergio Centofanti ha sentito il prof. Giacomo Vaciago, docente di politica
economica all’Università Cattolica di Milano:
R. – Strauss-Khan
ha ricordato che la priorità nei prossimi dieci anni è creare posti di lavoro. Ne
servono 440 milioni per assorbire i disoccupati e dare lavoro a tanti giovani. Il
suo messaggio era: il mondo dovrebbe porre come priorità assoluta, nei prossimi anni,
la crescente domanda di lavoro dei giovani.
D. – E la comunità internazionale
cosa sta facendo?
R. – Poco! Troppo poco. Diciamo che abbiamo la parte
più significativa del mondo sviluppato che è sostanzialmente ferma: Stati Uniti ed
Europa.
D. – Che cosa si dovrebbe fare?
R. – Ci cono moltissime
cose che si dovrebbero e si potrebbero fare: sulle infrastrutture, sull’efficienza
con l’adozione delle nuove tecnologie … E questo crea posti di lavoro e fa lavorare
i giovani. Ma noi siamo ancora fermi a rimpiangere il vecchio mondo che non c’è più,
e non investiamo a creare il nuovo.
D. – In Italia c’è un continuo aumento
della disoccupazione giovanile: gli ultimi dati ci dicono che oltre un giovane su
quattro è senza lavoro …
R. – E’ verissimo, e i fortunati sono quelli
che, avendo una famiglia su cui possono contare, stanno aspettando il lavoro e nel
frattempo godono del risparmio familiare dei propri genitori. Però, attenzione anche
qui: se non cresciamo, se non creiamo posti di lavoro con le nuove tecnologie, i migliori
di questi giovani se ne andranno: andranno a cercare lavoro altrove. Paradossalmente,
sta già aumentando l’emigrazione dei nostri migliori laureati: sono tutte risorse
che perdiamo!
D. – In questo contesto, cosa possono fare i giovani?
R.
– Possono solo investire nel loro capitale umano, cioè seriamente affrontare il problema
di una qualificazione sempre maggiore.
D. – Qual è il mondo nuovo dell’economia
verso il quale stiamo andando?
R. – Sta succedendo – ma ormai da vent’anni
– una cosa straordinaria: si sta industrializzando quello che una volta chiamavamo
“Terzo Mondo”. Infatti, la rivoluzione industriale, iniziata due secoli fa in Inghilterra
e che ha contagiato Europa e Stati Uniti, sta ora – finalmente – diffondendosi in
Africa, in Asia e, ovviamente, in Sudamerica.
D. – E questo che cosa
vuol dire per l’Occidente?
R. – Vuol dire la necessità di reinventare
continuamente noi stessi. Fino a 30-40 anni fa, eravamo noi i padroni del mondo. Ma
questo non è più vero! Tutti si rendono conto che l’Occidente deve rimboccarsi le
maniche e riprogettare il suo futuro, in modo complementare e non nemico, ma neppure
ignorando i Paesi emergenti che stanno crescendo moltissimo. (gf)