2010-11-02 14:53:47

Appello del Fmi: priorità mondiale, creare lavoro


La crisi è costata 30 milioni di posti di lavoro nel mondo e se non si interviene la situazione non potrà che peggiorare: è l’allarme lanciato dal direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, secondo il quale, nel quadro della nuova globalizzazione, "la prima priorità è l’occupazione, la seconda è sempre l’occupazione e la terza è ancora l’occupazione". Sulle parole di Strauss-Kahn, Sergio Centofanti ha sentito il prof. Giacomo Vaciago, docente di politica economica all’Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. – Strauss-Khan ha ricordato che la priorità nei prossimi dieci anni è creare posti di lavoro. Ne servono 440 milioni per assorbire i disoccupati e dare lavoro a tanti giovani. Il suo messaggio era: il mondo dovrebbe porre come priorità assoluta, nei prossimi anni, la crescente domanda di lavoro dei giovani.

D. – E la comunità internazionale cosa sta facendo?

R. – Poco! Troppo poco. Diciamo che abbiamo la parte più significativa del mondo sviluppato che è sostanzialmente ferma: Stati Uniti ed Europa.

D. – Che cosa si dovrebbe fare?

R. – Ci cono moltissime cose che si dovrebbero e si potrebbero fare: sulle infrastrutture, sull’efficienza con l’adozione delle nuove tecnologie … E questo crea posti di lavoro e fa lavorare i giovani. Ma noi siamo ancora fermi a rimpiangere il vecchio mondo che non c’è più, e non investiamo a creare il nuovo.

D. – In Italia c’è un continuo aumento della disoccupazione giovanile: gli ultimi dati ci dicono che oltre un giovane su quattro è senza lavoro …

R. – E’ verissimo, e i fortunati sono quelli che, avendo una famiglia su cui possono contare, stanno aspettando il lavoro e nel frattempo godono del risparmio familiare dei propri genitori. Però, attenzione anche qui: se non cresciamo, se non creiamo posti di lavoro con le nuove tecnologie, i migliori di questi giovani se ne andranno: andranno a cercare lavoro altrove. Paradossalmente, sta già aumentando l’emigrazione dei nostri migliori laureati: sono tutte risorse che perdiamo!

D. – In questo contesto, cosa possono fare i giovani?

R. – Possono solo investire nel loro capitale umano, cioè seriamente affrontare il problema di una qualificazione sempre maggiore.

D. – Qual è il mondo nuovo dell’economia verso il quale stiamo andando?

R. – Sta succedendo – ma ormai da vent’anni – una cosa straordinaria: si sta industrializzando quello che una volta chiamavamo “Terzo Mondo”. Infatti, la rivoluzione industriale, iniziata due secoli fa in Inghilterra e che ha contagiato Europa e Stati Uniti, sta ora – finalmente – diffondendosi in Africa, in Asia e, ovviamente, in Sudamerica.

D. – E questo che cosa vuol dire per l’Occidente?

R. – Vuol dire la necessità di reinventare continuamente noi stessi. Fino a 30-40 anni fa, eravamo noi i padroni del mondo. Ma questo non è più vero! Tutti si rendono conto che l’Occidente deve rimboccarsi le maniche e riprogettare il suo futuro, in modo complementare e non nemico, ma neppure ignorando i Paesi emergenti che stanno crescendo moltissimo. (gf)







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