La famiglia e i migranti, al centro dell’omelia del cardinale Dionigi Tettamanzi,
per la Messa votiva del Señor de los Milagros
“Mettere la presenza paterna e amorevole di Dio al primo posto della nostra vita,
e della vita della nostra famiglia”, “rifiutare ogni violenza”, adottare “stili di
vita coerenti con la dignità della persona umana”. È l’esortazione del cardinale Dionigi
Tettamanzi, arcivescovo di Milano, nella sua omelia pronunciata stamani durante la
Messa votiva del Señor de los Milagros, nell’ambito della tradizionale processione
che coinvolge migliaia di fedeli latinoamericani. Il cardinale Tettamanzi ha aperto
la sua omelia con quelli che ha definito due "segni di questo anno pastorale", la
Croce di Cristo, alla quale tutti noi dobbiamo rivolgere il nostro sguardo in ogni
momento della nostra vita, e l’immagine del grande San Carlo Borromeo, riformatore
della Chiesa, padre compassionevole dei poveri e degli ammalati e patrono della diocesi
di Milano. Due segni profondamente uniti, ricorda il porporato, che sottolinea dunque
l’importanza di porre Dio al centro della propria vita, anche nell’esistenza di chi,
da migrante, rischia di dare spazio e tempo a cose più materiali che spirituali. Dunque
il richiamo a non dimenticare Dio, il “tesoro che più di ogni altra cosa arricchisce
il nostro cuore”. Mediante la celebrazione di oggi, con il Cristo Crocifisso portato
con amore per le strade di Milano, il cardinale Tettamanzi richiama poi all’essenziale
e invita a coltivare “stili di vita veramente umani e cristiani”, in una società -
afferma - che rischia di cancellare i simboli della fede cristiana e nella quale si
registra ormai una perdita degli stessi valori comuni della convivenza”. Il cardinale
Tettamanzi pone l’accento quindi su due aspetti: la troppa violenza nei rapporti quotidiani,
soprattutto tra i giovani, da rifiutare in modo radicale e in tutte le sue forme,
ma anche “stili di vita” sbagliati, come fumo, alcol e droghe, che “non fanno parte
della vita di un vero cristiano”. In una società profondamente cambiata dalle migrazioni
– esorta il porporato - occorre prendere coscienza e prepararsi al domani con responsabilità
a partire dalla famiglia, bisognosa di programmi seri e concreti di sostegno. Il cardinale
Tettamanzi pone infine l’accento sulla necessità di “percorsi che facilitino inserimenti
nel lavoro e che offrano abitazioni degne per le famiglie” e nell’ambito migratorio
si sofferma sui sempre più difficili ricongiungimenti familiari. Necessità primarie,
perché, sottolinea, “la via dell’integrazione passa necessariamente e primariamente
da famiglie riunite e solide”. (A cura di Linda Giannattasio)