2010-10-31 10:53:51

A Roma incontri e dibattiti promossi dal Segretariato Attività Ecumeniche, movimento interconfessionale di laici per l’ecumenismo e il dialogo


Un programma di incontri di formazione ecumenica che propone riflessioni, dibattiti e momenti di preghiera orientati a sviluppare una maggiore coscienza verso l’ecumenismo e che favorisca anche la convivenza fra diverse etnie. E’ quello pensato a Roma dal Segretariato Attività Ecumeniche, movimento interconfessionale di laici per l’ecumenismo e il dialogo a partire dal dialogo cristiano-ebraico, e che prevede appuntamenti al monastero delle monache camaldolesi dell’Aventino. Ma quali sono oggi le istanze ecumeniche cui si vuole dar risposta? Lo spiega al microfono di Tiziana Campisi, Stefano Ercoli, della sezione di Roma del Segretariato Attività Ecumeniche:RealAudioMP3

R. – C’è necessità di un cammino ecumenico rinnovato e quindi vorremmo riflettere insieme su quali rotte urgenti seguire per una testimonianza comune di fronte alla complessità, alle difficoltà del mondo contemporaneo. Questo lo facciamo secondo lo stile e la proposta del Segretariato per le Attività Ecumeniche, mettendo insieme, cioè, le voci dirette di testimoni delle diverse tradizioni cristiane e non solo, in quanto il cammino ecumenico del Sae vuole partire dalle origini, dalla radice, nel confronto e nel dialogo. C’è, oggi, la necessità di un nuovo ecumenismo spirituale che ci porti a sperimentare una capacità reale di scambio dei doni spirituali. Pensiamo che alla base di un ecumenismo serio ci sia il tema della formazione, una formazione che noi certamente non poniamo a un livello universitario. Cerchiamo di portare, per quanto riusciamo, questo cammino alla base, tra coloro che vivono nelle parrocchie, nelle comunità, cercando di costruire una rete di relazioni. Pensiamo sia il contributo più importante che oggi possiamo dare ad una realtà come quella italiana, dove c’è un deficit di queste opportunità e di questi percorsi.

D. – Quali frutti hanno portato gli incontri degli anni precedenti e cosa vi augurate con questo nuovo anno di cammino?

R. – Sicuramente c’è stata la possibilità di sperimentare un’accresciuta stima reciproca, una fraternità di rapporti che magari soltanto qualche decennio fa erano impensabili nelle relazioni tra cristiani. Ma c’è molto lavoro da fare per raggiungere soprattutto le parrocchie, i gruppi, per farli aprire a questa dimensione che non è una dimensione – come pensiamo e crediamo – di addetti ai lavori, bensì un modo di coniugare la fede oggi: coniugare la fede in maniera attuale, legata al contesto nel quale le nostre vite si collocano, che non può che partire da una dimensione ecumenica. E noi ci auguriamo proprio questo: di approfondire questo percorso, di aprirci, di incontrare cristiani delle diverse Chiese, delle diverse comunità, per sperimentare la gioia di questo incontro. (m.g.)







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