Pacchi bomba dallo Yemen verso gli Usa: c'è la firma di al Qaeda
In Europa e Stati Uniti resta alto l’allarme terrorismo all’indomani del ritrovamento
dei due pacchi bomba a bordo di due aerei cargo partiti dallo Yemen, diretti negli
Usa e bloccati a Londra. Uno è stato intercettato a Londra e l’altro a Dubai. La Polizia
degli Emirati Arabi ritiene che dietro l’azione ci sia la mano di Aa Qaeda. Il servizio
è di Eugenio Bonanata:
Una grande
quantità di esplosivo sintetico nascosto all’interno di una stampante, con un circuito
elettrico collegato ad una scheda telefonica. Le autorità di Dubai non hanno dubbi.
Il modo in cui è stato confezionato ha la chiara impronta della rete di Osama Bin
Laden, peraltro il tipo di esplosivo è lo stesso utilizzato per il fallito attentato
del giorno di Natale del 2009 sul volo Amsterdam-Detroit. Da Washington il presidente
Obama ha precisato che i pacchi, che viaggiavano a bordo di cargo della compagnia
americana Fed-Ex, erano destinati a due sinagoghe di Chicago. Per assicurare la protezione
ai cittadini – ha detto - resteranno in vigore le misure eccezionali adottate fino
ad ora. La Casa Bianca – che sa bene che i terroristi continuano a pianificare attacchi
contro il Paese - ha poi ringraziato Dubai per l’assistenza e lo scambio di informazioni
che hanno reso possibile sventare prontamente la minaccia proveniente dallo Yemen.
In tutto il territorio yemenita in queste ore sono state rafforzate le misure di sicurezza.
Controlli potenziati non solo su pacchi in partenza da porti e aeroporti del Paese,
ma anche sulle automobili e i passeggeri soprattutto nel quartiere diplomatico della
capitale San'a. Attenzione massima anche sul versante britannico, dove oggi il comitato
governativo per le emergenze si è riunito per fare il punto della situazione.
Un
test per verificare l’efficacia dei controlli aerei in vista di un attentato o un
messaggio alla comunità ebraica americana. Sono diverse le interpretazioni date all’ombra
del terrorismo che si è allungata nuovamente sugli Stati Uniti a 4 giorni dalle elezioni
di metà mandato. Il presidente parla comunque di una minaccia credibile. E’ così?
Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Fernando Fasce docente di Storia degli
Stati Uniti all’Università di Genova:
R. – E’
ancora difficile dare una valutazione, sia sul caso specifico, sia sulle risonanze
nel lungo periodo. Obama è un presidente che ci ha abituato ad un atteggiamento, direi,
sobrio e controllato, per cui la sua dichiarazione – mi pare – possa davvero significare
che si tratta di una minaccia reale, possibile, anche tenuto conto di questa realtà
“Yemen”, che da più parti, negli ultimi anni, è stata indicata come fucina di scontento,
disordine e potenzialmente anche di iniziative terroristiche.
D. – Quanto
conta, nel ruolo giocato oggi dallo Yemen, la politica intrapresa da Obama a San’a,
cioè proprio la lotta aperta al terrorismo?
R. – E’ molto possibile
che questa sia una risposta, una reazione per tastare la coerenza, la consistenza
della politica “obamiana”. Questo dovrebbe comunque rafforzare un orientamento, che
è quello di grande azione di prevenzione e intelligence, coordinata a livello internazionale,
perché questo torna, a nove anni dall’undici settembre, ad essere comunque il problema
di fondo, collegato all’altro della ricerca di soluzioni per questa complicata area,
che sta tra il Medio Oriente e il Golfo.
D. – Si può tracciare un filo
rosso nella strategia del terrore, ricordando anche quanto successo in Spagna, per
cui si interviene quando un Paese sta per vivere un momento particolare della propria
storia, come in questo caso potrebbero essere le elezioni...
R. – Questa
è una tentazione forte. Non bisogna dimenticare però che Al Qaeda stessa - come sappiamo
- è una specie di arcipelago di iniziative. Non si sa bene quanto coordinate l’una
con l’altra. Quindi, qui ci può essere il fatto che ci sono singoli gruppi, che decidono
di muoversi in questa occasione, che è davvero un’occasione importante per la politica
interna statunitense.(m.a.)