Oltre 400 vittime in Indonesia per lo tsunami di inizio settimana. Nuova eruzione
del vulcano Merapi
Si aggrava il bilancio delle vittime dello tsunami in Indonesia. L’ultimo aggiornamento
parla di oltre 400 vittime e diverse centinaia di dispersi. Cominciano intanto ad
arrivare i primi soccorsi e gli aiuti nelle zone più devastate dell'arcipelago delle
Mentàwai, al largo di Sumatra, mentre sull’isola di Giava è ancora allarme per una
nuova eruzione del vulcano Merapi. Per un aggiornamento sulla situazione, Giada Aquilino
ha raggiunto telefonicamente Matteo Amigoni, rappresentante di Caritas Italiana in
Indonesia, che in questi giorni sta operando nella zona di Padang:
R. – La situazione
è ogni minuto e ogni ora sempre più grave. Si parla di più di 500 case fortemente
danneggiate e circa quattromila sfollati. La zona delle Mentawai, di fronte Padang,
è distante 200 km dal primo porto più grande, per cui si fa molta fatica a raggiungere
questa zona. Ci sono più di 12 ore di nave da fare e in un periodo come questo, in
cui imperversano le piogge, è ancora più difficile da un punto di vista logistico.
C’è stato il terremoto, l’abbiamo sentito quella sera, siamo scappati fuori, sotto
l’acqua, però poi alla televisione hanno detto che era tutto a posto. Solamente il
giorno dopo le comunicazioni sono riprese, sono arrivati i primi sms dai parroci e
dalle suore di là e ci hanno detto: abbiamo perso 7 persone, non le troviamo più,
adesso sono 20, fino a che siamo arrivati alle cifre di adesso. Il problema è che
è veramente difficile capire un po’ di più. Oggi partirà la seconda nave di aiuti
della Caritas locale, la Caritas di Padang. Noi, come Caritas Italiana, fin dal primo
momento siamo stati vicini ai nostri colleghi e li stiamo aiutando anche ora. L’imbarcazione
che partirà ha a bordo materiali di soccorso, quindi acqua, tende per ripararsi dalla
pioggia, vestiti, qualcosa da mangiare, taniche per ricuperare l’acqua pulita e così
via.
D. –Qual è l’emergenza più grande in questo momento?
R. – Cercare
di dare un riparo agli sfollati. Ci diceva uno dei parroci delle isole Mentawai che
stanno andando a cercare nelle zone un po’ più remote per vedere com’è la situazione.
Poi l’attenzione alle epidemie perché dopo qualche giorno, se l’acqua non è buona,
c’è anche questo pericolo. Anche le medicine stanno per essere portate. C’è da dire
che il governo sta inviando navi militari con materiale e con generi di primo soccorso
insieme anche ad altre organizzazioni locali. La Caritas di Padang da molti anni lavora
alle isole Mentawai che sono poverissime: non ci sono le strade, ci si muove da un’isola
all’altra solamente con la nave.
D. – Ci sono notizie a proposito del vulcano
Merapi? In quelle zone qual è la situazione?
R. – Anche nella zona del vulcano
Merapi - che è più a est rispetto alle isole Mentawai, a circa duemila km - la situazione
è abbastanza grave; c’è stata una caduta di ceneri infuocate. La Caritas locale sta
aiutando gli evacuati. Si parla di 15 mila, ormai, per arrivare a 20 mila persone,
ospitate dalla Caritas locale sotto i tendoni. Servono acqua, cibo, tende e vestiti
ma anche le mascherine per le ceneri, il collirio per gli occhi, medicine per la tosse.
Queste sono le cose che servono nel momento in cui ci sono esplosioni del genere.
D.
– Il Papa nelle scorse ore ha levato un appello alla comunità internazionale per fornire
il necessario aiuto e per alleviare le pene di quanti soffrono per le devastazioni
in Indonesia e non solo. In questo quadro, qual è l’appello delle Caritas sul posto?
R.
– Sia ieri, sia oggi le televisioni indonesiane hanno ripreso l’appello del Papa e
il messaggio di vicinanza alle vittime dei disastri qui in Indonesia. E’ molto interessante,
perché l’Indonesia è un Paese a maggioranza musulmana ma si riconosce in ogni caso
l’impegno delle Caritas locali e anche di Caritas Italiana che, senza distinzioni,
portano aiuti a chi ne ha bisogno. Gli appelli che stiamo facendo in queste ore sono
per una raccolta fondi: anche Caritas Italiana la sta facendo, perché veramente ogni
euro in più può essere una tenda, una tanica d’acqua o di benzina in più. E’ veramente
un modo per aiutare le persone che sono state colpite dallo tsunami - per dar loro
qualcosa da mangiare e una nuova casa in futuro - e le persone che sono purtroppo
sotto le tende e che devono scappare dalla furia del vulcano.