2010-10-29 15:43:15

Il cardinale Farina sulla Biblioteca Vaticana "tra presente e futuro"


Una duplice missione: “raccogliere e custodire nel migliore dei modi il patrimonio ricevuto per trasmetterlo alle generazioni future” e “mettere, attualmente, tale patrimonio a disposizione della comunità scientifica di tutto il mondo”. Questo il compito della Biblioteca Apostolica Vaticana, definita da Benedetto XVI nella sua visita del 25 giugno 2007 la “Biblioteca del Papa” e che ha riaperto i battenti lo scorso 20 settembre dopo tre anni di lavori di ristrutturazione e restauro. A parlarne - riporta l'agenzia Sir - è il cardinale Raffaele Farina, da 13 anni prefetto della stessa e archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Nella prolusione tenuta ieri pomeriggio a Venezia per il Dies academicus dello Studium Generale Marcianum su “Manoscritti e stampati tra conservazione e fruizione. La Biblioteca Apostolica Vaticana tra presente e futuro”, il card. Farina spiega: “Questi due compiti sono spesso in contraddizione tra loro. La sfida con cui dobbiamo confrontarci è proprio questa, utilizzando saggiamente le tecnologie avanzate che ci vengono messe e disposizione”. Il patrimonio dell’istituzione è suddiviso in tre “dipartimenti”: i manoscritti, gli stampati (inclusi disegni, incisioni e assimilati), le monete e le medaglie. “Il dipartimento dei manoscritti – prosegue il cardinale Farina - ne costituisce per così dire il cuore”. Circa 130 i fondi, che a loro volta si distinguono in “aperti”, ossia “Vaticani”, che “continuano ad accrescersi”, e in “chiusi”, costituiti dalle biblioteche storiche, principesche o private acquisite nei secoli. “Escludendo i codici di carattere archivistico, sono oltre 80mila i manoscritti” che coprono “tutti i campi dello scibile umano”, per la maggior parte dei periodi medievale e umanistico, tra cui circa 5mila in greco, 800 in ebraico e oltre 9mila in lingue orientali (arabo, copto, siriaco, armeno, etiope). Tra questi alcune delle più antiche copie delle opere di Omero, Euclide, Cicerone, Virgilio e Dante, ma anche i più antichi codici della Bibbia quali il Codex Vaticanus e il Vat.Gr. 1209 dell’inizio del IV secolo. Sono circa 8.300 gli incunaboli, numerosissime le cinquecentine; un milione e 650 mila i volumi a stampa. (R.P.)







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