Ad Haiti continua a salire il bilancio delle vittime provocate dall’epidemia di colera.
Secondo gli ultimi, dati diffusi da fonti locali, i morti sono almeno 305. Il timore
maggiore riguarda adesso la possibile propagazione del virus tra gli sfollati che
vivono nei campi profughi allestiti dopo il terremoto dello scorso 12 gennaio. Nel
Paese Anche la Chiesa è impegnata nel far fronte all’emergenza. I missionari camilliani
gestiscono, in particolare, l’ospedale “Foyer Saint Camille”. “Nel nostro ospedale
– spiega all’agenzia Misna padre Gianfranco Lovera - stiamo aprendo, con l’aiuto dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità (Oms), un varco nel muro di cinta per creare un passaggio riservato
a coloro che presentano sintomi di diarrea e vomito”. In concreto stiamo riservando
un`area come cordone sanitario, completamente autonoma e distaccata dal resto. E’
molto importante – aggiunge padre Lovera – rispettare regole igieniche: chi entra
in ospedale dovrà lavarsi le mani all’ingresso e passare su un tappeto impregnato
di cloro”. In questi giorni, intanto, la popolazione locale, già colpita lo scorso
12 gennaio da un devastante terremoto, si sta interrogando sulle origini dell'epidemia.
Il colera ad Haiti era stato debellato un secolo fa e sono diverse le ipotesi finora
formulate. Si sospetta, in particolare, che gli uomini del contingente della Missione
di stabilizzazione delle Nazioni Unite ad Haiti (Minustah), composto da 12 mila peacekeeper
nepalesi, possano aver contaminato l’acqua del fiume Artibonite, che scorre a nord
di Porto Au Prince. L’Onu ha negato ogni responsabilità assicurando che la base è
dotata di adeguate fosse biologiche. Un altro dramma legato ad Haiti è infine quello
del traffico di bambini. Secondo un’inchiesta pubblicata dal “Miami Herald” e dal
“Nuevo Herald” sarebbero passati dai 950 stimati nel 2009 ai 7300 di quest’anno i
minori condotti illegalmente nella Repubblica Dominicana dove vengono “venduti” come
‘collaboratori domestici’, operai o impiegati nell’industria del sesso”. La situazione
fotografata nei mesi scorsi lungo il confine è drammatica. L’inchiesta riferisce di
un sistema che poggia sulla corruzione delle guardie dispiegate dal governo dominicano
lungo la frontiera. I bambini, vestiti da scolaretti che accompagnano dei finti papà,
vengono trasportati in braccio attraverso il fiume che divide i due Paesi. (A.L.)