“Life Sri Lanka”: il nuovo movimento per dire 'no' all’aborto e al turismo sessuale
Si chiamerà “Life Sri Lanka” ed è il nuovo movimento che si farà promotore di iniziative
in favore della vita a livello culturale, sociale e interreligioso in Sri Lanka. Lo
hanno organizzato – sotto l’egida e la spinta dell’arcivescovo di Colombo, Malcolm
Ranjith, da poco nominato cardinale – Eric Jeevaraj, laico cattolico srilankese residente
a Londra, e suor Mary Kathleen, religiosa carmelitana, che è anche responsabile dell’Unità
per lo sviluppo femminile nella Caritas Sri Lanka. Dopo anni di lavoro alla base,
di sensibilizzazione in scuole, parrocchie e associazioni, di lotta al fenomeno dell’aborto,
la comunità cattolica lancia ora un movimento ufficiale che avrà la missione di “compiere
apostolato per la vita in Sri Lanka, secondo l’insegnamento della Chiesa, seguendo
documenti come l’enciclica "Humanae Vitae" di Paolo VI e l’ "Evangelium Vitae" di
Giovanni Paolo II”, spiega all’agenzia Fides Eric Jeevaraj. Assistenza, supporto,
training e know-how organizzativo sono forniti al gruppo locale dal movimento “Human
Life International”, il maggiore movimento pro vita a livello mondiale, nato negli
Stati Uniti e diffuso in circa 50 Paesi del mondo. “Vogliamo promuovere nella nostra
nazione una cultura della vita, che la rispetti dal concepimento fino alla fine naturale”,
rimarca Jeevaraj. “In Sri Lanka l’aborto non è legalizzato, ma alcuni parlamentari
vogliono presentare una legge per legalizzarlo. Intanto si stima che nel Paese vi
siano 800-1000 aborti ogni giorno. Credo che questa pratica abbia le sue radici soprattutto
nello stato di povertà in cui versa la popolazione. E poi i giovani spesso non si
pongono nemmeno i problemi morali”. L’attivista segnala anche “il triste fenomeno
del turismo sessuale, di cui sono vittime le donne, utilizzate come merce. Esiste
un degrado morale, culturale e sociale, in cui prostituzione e aborto diventano spaventosamente
normali”. Il Paese è oggetto di attenzione delle grandi agenzie internazionali che
cercano di sponsorizzare programmi di “salute riproduttiva, che includono aborto e
contraccezione”, prosegue. “Abbiamo saputo che insieme agli aiuti umanitari post-tsunami,
sono arrivati rudimentali strumenti abortivi, inviati dal Fondo Onu per la popolazione.
Di fronte a questi pericoli, interni ed esterni, il nostro ruolo sarà quello di tutelare
la vita, e di promuovere nella società una cultura che apprezzi il valore inestimabile
di ogni vita umana”, conclude Jeevaraj. (R.P.)