Messaggio agli indù per la festa del Deepavali: rispetto e fiducia, veri pilastri
del dialogo interreligioso
Cristiani e indù collaborino “per accrescere il rispetto reciproco, la fiducia e la
cooperazione”: è quanto afferma il tradizionale Messaggio del Pontificio Consiglio
per il Dialogo Interreligioso in occasione della festa del Deepavali che i fedeli
indù celebreranno il 5 novembre prossimo. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Il Deepavali
è una delle più antiche e importanti feste del mondo induista: simboleggia la vittoria
del bene sul male, della vita sulla morte. In questa ricorrenza, che riunisce festosamente
tutte le famiglie, i fedeli usano accendere candele e lampade per dire che la luce
è più forte delle tenebre. In India vivono circa 1 miliardo e 200 milioni di persone:
la stragrande maggioranza, più dell’80%, sono indù, i musulmani superano il 13%, mentre
i cristiani sono poco più del 2% e stanno cercando di riprendersi dagli attacchi subìti
nel 2008 da parte di estremisti indù e costati la vita a un centinaio di fedeli. Il
dicastero vaticano, nel messaggio a firma del cardinale presidente, Jean-Louis Tauran,
e del segretario, arcivescovo Pier Luigi Celata, sottolinea la necessità di consolidare
l’amicizia e la cooperazione tra cristiani e indù “garantendo e accrescendo in maniera
reciproca il rispetto e la fiducia” che “non sono dei sovrappiù opzionali ma i veri
pilastri” di un dialogo interreligioso che esige un impegno sempre più grande. “Il
rispetto – afferma il testo - è la considerazione dovuta per la dignità che appartiene
per natura ad ogni persona indipendentemente da qualunque riconoscimento esteriore.
La dignità implica il diritto inalienabile di ogni individuo ad essere protetto da
qualsiasi forma di violenza, negligenza o indifferenza. Il rispetto reciproco” diventa
quindi in questo modo “uno dei fondamenti della coesistenza pacifica ed armoniosa
ed anche del progresso nella società”. Il messaggio auspica infine l’avvio di “una
fruttuosa cooperazione non solo nel compiere il bene in generale, ma anche nel dedicarsi
alle gravi ed irrisolte sfide del nostro tempo” per “diventare assieme artefici di
pace”.