Mille orti per l'Africa: partito il progetto di Terra Madre per un'agricoltura alternativa
nel continente
Promuovere uno sviluppo agricolo alternativo in oltre venti Paesi africani nel rispetto
dell’ambiente e delle tradizioni locali. E’ questa la sfida di “1000 orti in Africa”,
l’iniziativa promossa dalla Fondazione "Terra Madre", rete internazionale di piccoli
produttori agricoli, ma anche agronomi e studiosi. Il progetto, che è già partito
in Paesi come Kenya, Uganda e Costa d’Avorio, è stato presentato in questi giorni
a Torino nel corso della quarta edizione dell’Incontro mondiale di "Terra Madre".
Michele Raviart ha sentito Serena Milano, referente della Fondazione
per l’Africa e il Medio Oriente:
R. – L’idea
è di puntare sull’agricoltura locale, perché il modello di agricoltura intensiva dell’Occidente
non è né economicamente valido né sostenibile. In questo momento sta producendo troppo
e queste eccedenze finiscono nei Paesi poveri, per cui in tutti i supermercati dell’Africa
si trovano soltanto prodotti americani o orientali o europei, che arrivano sottocosto
nei Paesi poveri, rovinando le economie locali.
D. – Non solo la valorizzazione
dei prodotti locali, ma anche un’attenzione all’ecologia e all’educazione...
R.
– Certo, si inserisce perfettamente in questo contesto, perché gli orti che saranno
realizzati in 20 Paesi africani, nei villaggi, nelle periferie urbane, nelle scuole
saranno tanti piccoli laboratori e si lavorerà per evitare il più possibile l’uso
di fertilizzanti chimici e di pesticidi usando metodi tradizionali. Useremo il compost,
che in Africa, tra l’altro, avendo climi mediamente molto alti si produce anche più
velocemente; si lavorerà perché i contadini si selezionino i propri prodotti, e si
lavorerà anche tanto con i bambini per recuperare le ricette tradizionali e anche
i metodi per cucinare e trasformare questi prodotti. Negli orti ci saranno alberi
da frutta, ortaggi, erbe aromatiche, erbe medicinali … e quindi le famiglie potranno
contare su questi orti per la loro sussistenza. Però, in varie stagioni ci sono dei
picchi di produzione e quindi ci sono delle eccedenze: lavoreremo perché non vengano
sprecate ma vengano essiccate, trasformate a seconda del prodotto, e vendute.
D.
– Qual è, in concreto, il ruolo di “Terra Madre” nel progetto?
R. –
“Terra Madre” organizzerà la formazione coinvolgendo anche molti agronomi africani
che saranno dei coordinatori nazionali e poi responsabili per ogni singolo villaggio.
Quindi, non ci sarà personale straniero che lavorerà nei Paesi africani: ci saranno
le comunità del posto che avranno un sostegno economico – questo sì: noi cercheremo
fondi – per fare in modo che abbiano le risorse per comprare quel minimo di attrezzatura
che serve. Ci sarà uno scambio continuo e sarà loro, la leadership di questo progetto
…