Colombia: la Chiesa propone un “database” di popoli e agenti pastorali indigeni
Per favorire la comunione fraterna nella Chiesa, occorre costruire un database di
popoli, indigeni e degli agenti pastorali indigeni: è la proposta contenuta nella
lettera diffusa dalla “Sezione etnie” dei vescovi della Colombia. La missiva, inviata
all’agenzia Fides dalla Conferenza episcopale della Colombia, è stata diffusa a conclusione
dell'Incontro nazionale dei sacerdoti, religiosi, religiose e leader laici indigeni,
tenutosi la scorsa settimana. La Lettera inizia presentando le preoccupazioni e le
sfide emerse nel dialogo con mons. Edgar Hernando Tirado Mazo, presidente della “Commissione
per le Missioni”, della Conferenza episcopale, e nel contesto dell'incontro tenutosi
dal 18 al 20 ottobre. Mette poi in luce l'opera missionaria dei sacerdoti indigeni,
e conferma il procedere dell’evangelizzazione nelle diverse comunità. Nel testo si
legge: “Siamo disposti a guardare in modo critico i diversi processi di evangelizzazione
che si verificano nelle nostre comunità per indirizzare verso una nuova evangelizzazione,
con nuovi metodi e nuove espressioni. Vediamo con preoccupazione le sfide che ci viene
imposto dalla cultura globale, che sta influenzando le nostre culture ancestrali mettendo
a rischio la nostra identità. Perciò ci sentiamo motivati a lavorare con determinazione
per il consolidamento di una società pluralista, che non escluda nessuno e aperta
al dialogo interculturale”. I sacerdoti indigeni affermano: “Siamo molto lieti di
essere stati chiamati al compito di evangelizzazione come discepoli di Gesù nella
Chiesa cattolica, che sentiamo come casa e rifugio della gente che rappresentiamo”.
“Riteniamo che sia una grande responsabilità il potere amministrare fedelmente e onestamente
la grazia che abbiamo ricevuto” continua il testo. Nella seconda parte della lettera,
si elogiano gli sforzi compiuti dalle comunità indigeni e dalla Conferenza episcopale,
e si invitano tutti i pastori della Chiesa ad entrare “nella dinamica della diversità
nella pastorale”, per fare in modo che il trattamento delle popolazioni indigene possa
rispettarne la spiritualità e le tradizioni culturali. “Crediamo che sia importante
rafforzare l'uso dei mezzi di comunicazione (pagine web, Internet, ecc.) e costruire
un database di popoli, indigeni e degli agenti pastorali indigeni, per favorire la
comunione fraterna, nella Chiesa. Siamo incoraggiati ad assumerci la responsabilità
per il lavoro missionario nella Chiesa cattolica, per il benessere dei nostri popoli
nativi e per presentare chiaramente una Chiesa con volto e cuore indigeno”, conclude
la missiva. (R.P.)