2010-10-26 15:23:30

Il Dossier Caritas Migrantes: quasi 5 milioni gli stranieri regolari in Italia, ma persistono le discriminazioni


Un immigrato su 12 residenti, per un totale di circa 5 milioni di stranieri regolari in Italia. Roma e Milano sono i comuni che ne accolgono il numero maggiore. La comunità più numerosa è quella romena, seguita da albanesi e marocchini. Gli immigrati rappresentano il 10% degli occupati, incidono per l'11,1% sul Prodotto interno lordo (pil). Eppure, gli italiani li guardano con diffidenza e chiusura. Sono i dati resi noti oggi da Caritas/Migrantes che hanno presentato il XX Dossier statistico sull’immigrazione, quest’anno dal titolo “Per una cultura dell’altro”. Ce ne parla Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

Venti anni fa nasceva il Dossier Caritas Migrantes, da allora la popolazione immigrata è cresciuta di quasi 10 volte, arrivando alla soglia dei 5 milioni. Ad aumentare, però, anche le chiusure e le paure. Il Dossier 2010 “Per una cultura dell’altro”, spiega nel dettaglio che a “predisporre negativamente gli italiani verso la presenza immigrata” è stata la crisi mondiale. Sugli immigrati, ritenuti erroneamente anche una causa di ciò, sono ricaduti gli effetti: molti sono stati licenziati, sono stati costretti a lasciare il Paese o a “scivolare nell’irregolarità”. Franco Pittau è il coordinatore del Dossier, intervistato da Fabio Colagrande:

“Da un lato, le esigenze demografiche, occupazionali del Paese richiedono un continuo afflusso di forza lavoro supplementare. Dall’altro, la nostra sensibilità nei confronti dei nuovi venuti diminuisce. Quindi, ne abbiamo bisogno, ma non li vogliamo. Questo, non per dire che un grande fenomeno come l’immigrazione non comporti dei problemi, serve però per togliere l’Italia dalle “secche”, poter pensare al futuro e lo si può fare solo avendo gli immigrati vicini”.

E’ invece il sistema economico Italia ad essere in difficoltà, perché all’immigrazione sono connesse molte opportunità. Gli immigrati, si chiede il dossier, sono il problema o piuttosto la soluzione? Ancora Pittau:

“Secondo noi, Caritas Migrantes, per la soluzione del problema possiamo vedere quanto paghiamo per gli immigrati e quanto ci danno gli immigrati. Costano al sistema pubblico italiano 10 miliardi di euro. Quanto danno gli immigrati ogni anno? Danno 11 miliardi di euro. Non bisogna dire che gli immigrati gravano troppo e non abbiamo fondi: loro mettono più fondi di quanto consumino”.

Gli immigrati sono sempre più attivi nel lavoro imprenditoria e autonomo, sono titolari del 3,5% delle imprese, dichiarano al fisco un imponibile di oltre 33 miliardi di euro. Come dipendenti percepiscono stipendi di gran lunga inferiori a quelli degli italiani. Sono poi “un fattore di particolare riequilibrio demografico”. 240 mila i matrimoni misti tra il ’96 ed il 2008, oltre mezzo milione le persone che hanno acquisito la cittadinanza, circa 600 mila gli stranieri nati direttamente in Italia:

“In Italia, sembra quasi che si voglia parlare di integrazione senza dedicare dei soldi per sostenere l’integrazione. Questa politica non si fa con gli slogan, ma si fa coinvolgendo le energie verso gli stessi obiettivi, dedicando un po’ più di soldi, superando le discriminazioni. Per esempio, molti si sono onorati di non dare il bonus bebè alle mamme immigrate, ma questa è una cosa bruttissima. L’immigrazione comporta dei problemi, però è un’opportunità. Quindi, ci vuole un’ideologia positiva. E quanti oggi hanno un’ideologia positiva dell’immigrazione?”

E infatti, continua la stigmatizzazione degli albanesi, dei romeni, ma sono soprattutto dei rom, il gruppo “maggiormente discusso”. A questo, però, risponde però il dato che "gli italiani e gli stranieri in posizione regolare hanno un tasso di criminalità simile". Gli irregolari sono tra i 500-700 mila, in calo, grazie all’ultima regolarizzazione, ma anche perché la crisi attrae meno gli arrivi. Contro ogni idea, all’origine dell’illegalità non vi sono gli sbarchi, ma l’entrata legale: arrivi per turismo, per affari, per visite, che si tramutano in clandestinità. Se resta necessario controllare le coste, non si può però dimenticare il diritto d’asilo e la protezione umanitaria, “l’Italia è paese di snodo e meta forzata per donne, uomini e minori, vittime della tratta” a vario titolo. Dalla sindrome dell’invasione, conclude il Dossier, bisogna passare alla mentalità del dialogo e dell’incontro.







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