Le Proposizioni finali del Sinodo: pace, speranza e comunione per i cristiani in Medio
Oriente
Pace, speranza, comunione: il Sinodo per il Medio Oriente basa su questi tre princìpi
le sue 44 Proposizioni finali, presentate e votate alla presenza del Papa, durante
l’ultima Congregazione generale. Normalmente, si tratta di un documento riservato
esclusivamente al Pontefice, ma Benedetto XVI ne ha autorizzato la pubblicazione di
una bozza. Al termine dei lavori, i Padri sinodali hanno condiviso l’agape fraterna
con il Santo Padre, che nell'occasione li ha ringraziati sottolineando la ricchezza
della pluralità nella Chiesa cattolica del Medio Oriente. Il servizio di Isabella
Piro.
Parla con
un’unica voce il Medio Oriente, un’unica voce articolata nelle 44 Proposizioni finali.
Un documento tecnico e programmatico, ma scritto con un tono vivo che richiama più
volte la pace, la speranza, la comunione. Divise in tre gruppi – presenza cristiana
in Medio Oriente, comunione ecclesiale e testimonianza cristiana - le Proposizioni
ripercorrono i temi discussi in Aula, dall’importanza della Parola di Dio, la cui
lettura e meditazione va incoraggiata, con il suggerimento di indire un Anno Biblico,
alla denuncia delle persecuzioni e delle violenze contro i cristiani in Medio Oriente,
che talvolta giungono al martirio. Centrali l’impegno per la pace, con i governi chiamati
in causa perché applichino le risoluzioni Onu, la promozione di una pastorale per
le vocazioni e di una per le migrazioni, perché emigrati ed immigranti siano tutelati
nei loro diritti a prescindere da nazionalità e religione, ricevano aiuto giuridico
ed umanitario e non perdano i legami con i Paesi d’origine. Quanto alla comunione,
sia esterna che interna alla Chiesa, il Sinodo ribadisce il principio che la varietà
non nuoce all’unità, richiede una maggiore collaborazione tra le gerarchie ecclesiali,
sostiene i nuovi movimenti, dono dello Spirito alla Chiesa intera, ad operare in unione
con i vescovi. E ancora: il Sinodo ascolta i giovani, li incoraggia a non rinunciare
ai loro sogni, a guardare a Cristo come modello per costruire ponti di dialogo.
L’attenzione
dell’Aula si volge anche alle donne, ai bambini, alla famiglia: tutti da sostenere,
tutelare e difendere nella dignità e nei diritti. Si chiamano poi i laici all’evangelizzazione,
si ricorda ai mass media e alle istituzioni educative cattoliche di promuovere il
messaggio di Cristo, ponendo attenzione anche ai più poveri e ai disabili. Spazio,
poi, al dialogo, sia ecumenico che interreligioso che deve essere lontano da confessionalismo,
estremismo, antisemitismo, puntando al mutuo rispetto per promuovere giustizia, pace,
e i diritti fondamentali come quello alla libertà religiosa, di culto e di coscienza.
Religione e politica siano distinte, auspica il Sinodo, ci sia uguaglianza tra diritti
e doveri e il pluralismo religioso venga rispettato. L’Aula del Sinodo sottolinea
anche l’importanza che i religiosi diano il buon esempio con coerenza tra vita e parole,
la necessità di diffondere la Dottrina Sociale della Chiesa, di salvaguardare il Creato,
di approfondire la preparazione dei catechisti perché il Vangelo sia proposto senza
timidezza né provocazione, e di rinnovare la liturgia, dove necessario, guardando
al contesto attuale. Proposizioni specifiche, inoltre, suggeriscono di lavorare per
l’unificazione del Natale e della Pasqua, di istituire una festa dei martiri dell’Oriente,
di promuovere l’uso della lingua araba nelle istituzioni della Santa Sede, di adottando
anche una traduzione araba comune del Padre Nostro. Pensato poi uno studio su due
possibilità: estendere la giurisdizione dei Patriarchi anche al di fuori dei loro
territori e permettere ai preti sposati di operare oltre i confini dei Patriarcati.
Molti di questi temi, naturalmente, si ritrovano anche nel Messaggio
finale del Sinodo, votato ieri pomeriggio e indirizzato al popolo di Dio. Quello che
cambia è il tono: più divulgativo, il Messaggio parla con voce appassionata e definisce
“una svolta storica” il contesto contemporaneo mediorientale, in cui tutti sono chiamati
a portare avanti il messaggio di Cristo con coraggio, verità ed obiettività. Riguardo
all’aspetto politico, il Messaggio chiama in causa i governi locali e la comunità
internazionale, perché tutelino il diritto di cittadinanza, la libertà di coscienza
e di culto. Per il conflitto israelo-palestinese, la soluzione dei due Stati diventi
una realtà e non rimanga un sogno, afferma il Messaggio, e l’Iraq veda la fine di
una guerra assassina. In questo contesto, violenza, terrorismo, razzismo, vengono
condannati, insieme ad antisemitismo, anticristianesimo ed islamofobia. Infine, sia
il Messaggio che le Proposizioni finali affidano alla protezione Vergine Maria il
futuro degli uomini. Così, con la Madre di Dio, il Sinodo chiude i battenti. Tocca
ora al mondo non dimenticare la sua voce. Al termine della mattinata, incontrando
i giornalisti nella Sala Stampa della Santa Sede, il Patriarca Naguib,
Relatore generale dell’Assise, ha così riassunto il significato del Sinodo:
“Questo
Sinodo ci ha dato l’occasione di parlare delle nostre realtà e di esprimere anche
le nostre speranze e la nostra volontà di collaborare con tutti per il bene delle
nostre Chiese e delle nostre società”.
Dal suo canto, mons.
Soueif, segretario speciale del Sinodo, ha ribadito l’importanza del dialogo
interreligioso, definendolo così:
“E' un segno di questa testimonianza
di amore, dei valori del Vangelo e dei valori umani. Quindi, è partendo dalla fraternità,
dal rispetto, dalla libertà, dai valori spirituali e umani che si fa il dialogo”.