I vescovi del Venezuela: è l’ora del dialogo nel rispetto del pluralismo, senza esclusioni
I vescovi del Venezuela, al termine della loro plenaria straordinaria, ultima assise
episcopale del 2010 e nell’approssimarsi del Natale, hanno rivolto ieri un messaggio
ai cattolici proprio per ricordare che l’Avvento è un tempo liturgico “forte che invita
tutti a porre lo sguardo sul Dio che salva” e che “ci invita ad un cambiamento di
mentalità” per vivere “la riconciliazione e la fratellanza”. Prima di riflettere sulla
realtà del Paese, i presuli rivolgono un saluto affettuoso al popolo cileno, alla
sua Chiesa e ai 33 minatori, ritenendo che ciò che è accaduto in Cile “è una lezione
al mondo intero” che insegna “ciò che si può fare quando si unisco gli sforzi, si
rispetta la vita” e si usano “la scienza e la tecnologia al servizio della persona”.
Sull’odierna situazione del Venezuela, dopo le recenti elezioni dello scorso 26 settembre,
i vescovi scrivono: “Riteniamo che sia arrivata l’ora di stabilire ponti e di allargare
i sentieri della riconciliazione e della pace. Il fatto che il Paese sia diviso in
due parti, con il rischio che una parte volti le spalle all’altra, ci obbliga, in
questo momento storico, a seguire il cammino dell’intesa. E’ arrivata l’ora di un
rinnovato incontro”. I presuli considerano che “il grande protagonista e vincitore”
del recente processo elettorale “è il popolo venezuelano che ha partecipato attivamente
(…) è ciò è un chiaro segno dei suoi desideri”, vale a dire, cercare insieme “soluzioni
ai problemi sociali tramite sentieri di rispetto reciproco, dialogo e solidarietà
senza esclusione”. “Il popolo, rilevano i vescovi del Venezuela, è stanco di conflitti,
odi, violenze distruttive senza senso, e di promesse mancate. Ciò che il popolo desidera
ed esige è essere ascoltato”; esige “soluzioni concertate e pacifiche” ai “suoi problemi
concreti, ai suoi bisogni reali e alle sue legittime aspirazioni”. Nel documento,
la Conferenza episcopale individua diverse aree di problemi, dove occorre agire subito
con il metodo del dialogo e della verità: l’educazione, in particolare quella universitaria;
il nuovo Codice di diritto penale; la violenza e più in generale la difesa e promozione
della vita; e, infine, le condizioni per una convivenza cittadina sana e costruttiva.
Rivolgendosi ai nuovi eletti nell’Assemblea nazionale, i presuli chiedono che non
siano strumenti di odio e divisione e dunque si mettano al servizio “di un Paese senza
polarizzazione e scontri”, unito in un “comune progetto democratico capace di favorire
la cultura politica della cooperazione mutua e non dell’eliminazione dell’avversario”.
I vescovi rinnovano le loro convinzioni espresse già in passato: “la democrazia si
consolida nella pluralità e nel rispetto. Non è possibile smontare un’eredità accumulata
lungo molti decenni oppure imporre un indirizzo ideologico unico. Il vero e genuino
umanesimo deve esaltare la libertà e la responsabilità; sostenere il pluralismo per
trovare sempre la verità condivisa dalle maggioranze”.