Rapporto di "Antigone" sul sovraffollamento nelle carceri italiane: 25 mila i detenuti
in esubero
I detenuti presenti nei 206 istituti di pena sono oltre 68 mila per 44 mila posti
regolamentari. E’ questa la fotografia del sovraffollamento carcerario in Italia secondo
l’associazione "Antigone" che ha presentato oggi a Roma il settimo rapporto sulle
condizioni di detenzione. Dunque, situazione di pesante sovraffollamento, anche se
negli ultimi mesi sono diminuiti gli ingressi di nuovi detenuti. Il servizio di Alessandro
Guarasci:
Scarse condizioni
igieniche, poche cure sanitarie, cinque detenuti in una cella che al massimo potrebbe
ospitarne due. Il pianeta carceri Italia è affetto da tanti mali. Basta dire che il
43,7% dei detenuti è composto da imputati, e quasi un carcerato su quattro è ancora
in attesa del processo di primo grado. Più di un terzo invece è straniero. Per Patrizio
Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, servono misure alternative
al carcere:
“Alcune grandi questioni, come quella della droga e dell’immigrazione,
devono essere trattate con strumenti diversificati. Bisogna anche costruire le carceri,
anche se qualcuno dice di no. Bisogna farlo, anche sapendo che non è la risoluzione
del problema: è una parziale risoluzione del problema!”
Grida poi scandalo
la presenza nei penitenziari di 57 bambini sotto i tre anni. Ancora Gonnella:
“Quello
che sorprende è che per 57 bimbi e 57 mamme non si riesca a trovare una soluzione
facile per portarli fuori. Sono così pochi, che non sono un rischio per la sicurezza
pubblica”.
Dunque, una situazione di forte malessere, e c’è anche questo
alla base del fatto che 55 detenuti nei primi nove mesi dell’anno si sono suicidati.
Sotto organico, poi, i magistrati di sorveglianza, gli agenti di polizia penitenziaria
e gli assistenti sociali. Il problema delle risorse è fondamentale per il senatore
Pietro Marcenaro, presidente della Commissione per la tutela
dei diritti umani:
“Noi abbiamo un taglio delle risorse
che impedisce di fare le cose fondamentali e che vanno fatte. Non si ha idea di quanto
questo taglio delle risorse arrivi rapidamente nelle carceri e si traduca in un venir
meno di cose essenziali, riguardanti la salute e la vita quotidiana delle persone”.
Gli
ingressi delle carceri sono drasticamente calati negli ultimi tre mesi. Un segnale,
secondo Antigone, che il sistema non ce la fa più ad accettare nuovi arrivi.