Intervento di S.G. Munib YOUNAN, Vescovo della Chiesa Evangelica Luterana in Giordania
e la Terra Santa, Presidente della World Lutheran Federation (ISRAELE), Delegato Fraterno
(Efesini 4, 1-6. “Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in
maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e
pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello
spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una
sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione;
un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che
è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti”.)
Sua
Santità, Eminenze, Eccellenze, vi porto il saluto da Gerusalemme, la città della passione
e morte di nostro Signore, la città della sua risurrezione e ascensione, la città
della Pentecoste e della nascita della Chiesa. L’apostolo Paolo ci esorta a fare ogni
sforzo per “conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace” (Ef
4, 3). Così io “con ogni umiltà e mansuetudi¬ne” parlo a voi della nostra comune sollecitudine
per il corpo di Cristo. Il 21 ottobre 1999 ad Augusta, in Germania, ci siamo incontrati
per firmare la Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione - si è
tratto di un evento storico che ha cancellato le condanne del passato e ha dato l’avvio
al nostro futuro comune. È positivo che il rapporto tra luterani e cattolici si sia
sviluppato secondo questa linea e stia progredendo. La scorsa estate, quando la Federazione
Luterana Mondiale si è riunita in Assemblea a Stoccarda, in Germania, il nostro tema
era il seguente : “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Noi condividiamo lo stesso
pane, la medesima responsabilità nei confronti di un mondo che ha fame, fame di spiritualità
e fame di giustizia. Noi condividiamo la medesima responsabilità di assicurare il
cibo, di estirpare la povertà e di combattere malattie che portano alla morte. In
particolare vorrei sottolineare il buon rapporto tra la Chiesa Evangelica Luterana
in Giordania e Terra Santa (ELCJHL) e la Chiesa cattolica in Palestina, Israele e
Giordania. Ho la fortuna di intrattenere rapporti collegiali e fraterni con tutti
i vescovi e i prelati cattolici di Gerusalemme. Ciò deve continuare per il bene del
nostro popolo e per la testimonianza comune. Vorrei esprimere anche la mia gratitudine
per la vostra iniziativa di occuparvi in questo Sinodo dei cristiani del Medio Oriente.
Il Medio Oriente è la culla del cristianesimo, Sarebbe una tragedia se dopo duemila
anni questa testimonianza scomparisse. Vi domando: che ne sarebbe del Medio Oriente
senza i cristiani? Condividiamo questa comune preoccupazione. Tuttavia non voglio
soffermarmi sui problemi. Vorrei menzionarne brevemente soltanto tre: la precaria
situazione politica, la disoccupazione in seguito alla situazione economica e l’aumento
dell’estremismo - sia politico che religioso - che sconvolgono la regione e portano
all’emigrazione. Secondo me il futuro del cristianesimo dipende dalla pace e dalla
giustizia in Medio Oriente. In che modo possiamo rendere insieme una testimonianza
viva e dinamica? È fondamentale non concentrarsi unicamente sulla testimonianza confessionale,
bensì offrire con una sola voce una testimonianza comune. La nostra base si aspetta
di vederci operare insieme, testimoniare insieme, vivere insieme, e amarci vicendevolmente.
Per questo motivo è essenziale che noi rafforziamo i nostri rapporti ecumenici sia
nella zona Israelo-palestinese, sia in tutto il Medio Oriente. Come possiamo farlo?
Innanzitutto il Consiglio Orientale delle Chiese rappresenta l’unico organismo al
mondo che riunisce le quattro famiglie delle Chiese: cattolica, ortodossa, orientale
ed evangelica. In questo momento non stiamo facendo progressi con il vigore richiesto,
piuttosto avanziamo a tentoni. Faccio appello a voi affinché ci aiutiate a ravvivare
questo contesto ecumenico in cui tutti possiamo operare insieme. In secondo luogo
dobbiamo agire insieme per creare posti di lavoro, per fornire alloggi sicuri e ed
economicamente accessibili, per migliorare le scuole e rafforzare tutte le istituzioni
cristiane, perché esse sono al servizio di ciascuno, indipendentemente dal sesso,
dall’etnia, dalla politica o dalla religione. Le nostre scuole luterane, per esempio,
educano lo stesso numero di cristiani e musulmani, di maschi e femmine, fianco a fianco,
creando così un clima di rispetto reciproco. Questa è la nostra forza. Dobbiamo continuare
a impegnarci affinché i cristiani possano rimanere saldi nei loro paesi, come parte
integrante del tessuto della propria società, operando per il bene di tutti.
In
terzo luogo, la testimonianza comune della Chiesa - nonostante il calo numerico -
è essenziale per la costruzione di una società moderna, democratica e rispettosa dei
diritti umani, e promuove la libertà di religione, una coscienza per tutto il Medio
Oriente, per il mondo arabo e musulmano, per Israele e la Palestina. Nel corso di
questi duemila anni il cristianesimo non ha ricoperto un ruolo dominante nel governo
di questa regione, ma abbiamo sempre offerto una testimonianza viva, come il lievito
nella pasta delle nostre società. La nostra Chiesa non è timida e non si nasconde
per paura della propria sopravvivenza, ma confida nella forza che ci viene dallo Spirito
di essere profetica, di dire la verità al potere, e di promuovere la giustizia per
tutti con la pace, la riconciliazione e il perdono. In quarto luogo, la nostra
testimonianza ecumenica si manifesta in un attivo dialogo interconfes¬sionale. Ciò
deve avvenire in diversi campi. Uno di questi è la promozione di migliori rapporti
musulmano-cristiani. Noi teniamo in alta considerazione la lettera aperta del 2007
da parte dei capi musulmani “Una Parola Comune”, che parla del cuore della religione
inteso come “amare Dio e amare il prossimo”. Come è accaduto nel 2005 con il messaggio
di Amman del re Abdullah II di Giordania, dobbiamo sostenere quanti vivono il vero
islam e combattono l’estremismo. Lo scorso mese ho sottoposto alle Nazioni Unite la
sua proposta di istituire una Settimana di Armonia Interconfessionale Mondiale. Non
c’è luogo migliore di Gerusalemme ove noi cristiani possiamo offrire un esempio di
come vivere e dialogare con l’islam. Il secondo passo del dialogo tra le fedi promuove
i rapporti musulmano-cristiano-ebraici. Il Consiglio delle Istituzioni religiose in
Terra Santa riunisce a Gerusalemme capi di tutte e tre le fedi allo scopo di promuovere
insieme la coesistenza, combattere l’estremismo e cercare soluzioni ai problemi sociali.
Attualmente consulenti accademici stanno studiando centinaia di libri di testo delle
scuole israeliane e palestinesi con l’obiettivo di scoprire ed eliminare tutte le
affermazioni discriminatorie e spregiative. Questo progetto rappresenta la via preferenziale
per la giustizia, la pace e la riconciliazione. Il consiglio sta inoltre mettendo
a punto un documento che rappresenti la base delle future discussioni interconfessionali,
una semplice dichiarazione sulla casa spirituale comune di tutte e tre le religioni.
La questione è questa: perché Gerusalemme è santa per i musulmani e gli ebrei, come
pure per i cristiani? La nostra sfida è semplicemente quella di amare il nostro
prossimo come noi stessi. Molti affermano di amare Dio, ma come possono amare Dio
che non vedono, quando non amano i loro fratelli e sorelle che vedono? (cfr 1 Gv 4,
20). Noi luterani siamo impegnati a operare con voi cattolici come pure con le
Chiese ortodosse e altre principali Chiese evangeliche a favore della nostra testimonianza
comune in Medio Oriente. Siamo quindi impegnati a fare ogni sforzo per “conservare
l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace”