Il Papa riceve gli ambasciatori di Corea e Romania: i valori cristiani sono garanzia
di giustizia e solidarietà
Il Papa, stamani, ha ricevuto in Vaticano i nuovi ambasciatori di Corea e Romania
presso la Santa Sede per la presentazione delle Lettere credenziali. Ha incontrato
prima il diplomatico asiatico Han Hong-soon: la Corea - ha detto - riveste un ruolo
equilibratore nell’area dell’Asia-Pacifico, capace di crescita economica ma anche
di investire nel campo della solidarietà. L'ambasciatore ha espresso, a nome del suo
Paese, il desiderio che il Pontefice si rechi in visita in Corea. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
Quasi 50
milioni di persone che hanno regalato a un piccolo Stato una “notevole” crescita
economica negli ultimi anni, trasformandolo da Paese “beneficiario” a “donatore” di
aiuti. E’ partita da questo dato la riflessione di Benedetto XVI al cospetto del nuovo
diplomatico coreano. Un tale progresso, ha riconosciuto il Papa, “sarebbe inconcepibile
senza un notevole grado di sviluppo industriale e la generosità del popolo coreano”.
E tuttavia, ha messo in guardia:
“There are dangers involved in rapid
economic… Esistono pericoli in una rapida crescita economica che
purtroppo possono aggirare molto facilmente considerazioni di tipo etico, con la conseguenza
che gli elementi più poveri nella società tendono ad essere esclusi dalla loro legittima
parte di prosperità della nazione. La crisi finanziaria degli ultimi anni ha esacerbato
il problema, ma ha anche focalizzato l'attenzione sulla necessità di rinnovare i fondamenti
etici di ogni attività economica e politica”.
Incoraggiando il
governo di Seoul “a garantire che la giustizia sociale e la cura del bene comune buon
crescano a fianco della prosperità materiale”, il Papa è passato dalla situazione
interna a quella internazionale, esprimendo l’apprezzamento della Santa Sede “per
il ruolo attivo svolto dalla Repubblica di Corea” in particolare nella sua area geografica:
“By promoting the peace and stability… Promuovendo
la pace e la stabilità della penisola, così come la sicurezza e l'integrazione economica
delle nazioni in tutta la regione dell’Asia-Pacifico, attraverso i suoi ampi collegamenti
diplomatici con i Paesi africani, in particolare ospitando il mese prossimo il Summit
del G20 a Seoul, il governo coreano ha dato ampia prova del suo ruolo come un attore
importante sulla scena mondiale, e ha contribuito a garantire che il processo di globalizzazione
sarà indirizzato da considerazioni di solidarietà e di fraternità”.
Benedetto
XVI si è poi soffermato sui rapporti di “proficua collaborazione” esistenti tra Santa
Sede e autorità coreane e sul contributo offerto dalla Chiesa del Paese asiatico nel
campo dell’istruzione e dell’educazione giovanile, nell’assistenza ai poveri e ai
lavoratori immigrati, nella difesa della vita e della famiglia. Infine, il Pontefice
ha ricordato il Congresso dei laici cattolici asiatici, ospitato proprio a Seoul in
settembre. Proprio i laici coreani – ha notato il Papa, come del resto aveva fatto
l’ambasciatore nel suo indirizzo di saluto – hanno annunciato per primi il Vangelo
nel Paese e in tanti hanno pagato la fede morendo da martiri. Sono fiducioso che questa
testimonianza, ha concluso Benedetto XVI, consentirà ai valori cristiani della giustizia
e della solidarietà di permeare sempre più la vita pubblica in Corea.
Successivamente,
Benedetto XVI ha ricevuto il nuovo ambasciatore della Romania, Bogdan Tataru-Cazaban.
Integrità, onestà e rettitudine - ha sottolineato nell'occasione il Pontefice - sono
tre virtù essenziali per gestire la complessità crescente delle società odierne.
Il servizio di Roberta Gisotti.
20 anni
fa, ha ricordato Benedetto XVI, “la Romania ha deciso di scrivere una nuova pagina
della sua storia. Ma tanti anni vissuti sotto il giogo di un’ideologia totalitaria
lasciano delle ferite profonde nella mentalità, nella vita politico-economica e negli
individui”. Così “dopo i tempi dell’euforia e della libertà”, la Romania “si è impegnata
- ha riconosciuto il Papa - con determinazione in un processo di ricostruzione e di
guarigione”, e “la sua entrata nell’Unione Europea ha segnato anche una tappa importante
nella ricerca di una democratizzazione autentica”. Tuttavia ora “per proseguire questo
rinnovamento in profondità, le nuove sfide da raccogliere sono numerose” – ha ammonito
il Santo Padre - al fine di evitare che la società romena “non si basi unicamente
sulla ricerca del benessere e l’allettamento del profitto, conseguenza comprensibile
d’un periodo di oltre 40 anni di privazioni”. Da qui l’invito a che prevalgano “l’integrità,
l’onestà e la rettitudine” in tutte le componenti della società romena, così contribuendo
“in modo efficace alla rigenerazione del tessuto politico, economico e sociale nella
complessità crescente del mondo contemporaneo”.
Ha sottolineato ancora
il Papa che la Romania “è costituita da un mosaico di popoli. Una tale varietà - ha
detto - può essere letta come un ostacolo all’unità nazionale ma anche essere vista
come un arricchimento della sua identità”. E così anche ha ricordato che la Romania
possiede “una lunga e ricca tradizione religiosa”, ferita anch'essa da decenni oscuri
e “certe ferite sono tutt’ora vive”. Da qui l’auspicio a riparare le ingiustizie ereditate
dal passato attraverso un doppio livello d’intervento: favorendo “un autentico dialogo
tra lo Stato e i diversi responsabili religiosi” e “incoraggiando armoniose relazioni
tra le differenti comunità religiose”. Benedetto XVI infine ha rimarcato: gli sforzi
realizzati dai governi che si sono succeduti per stabilire relazioni tra la Chiesa
cattolica e la Romania; la ripresa, ormai da 20 anni, dei rapporti diplomatici con
la Santa Sede; e la nuova Legge sui culti.
Rievocando la visita di
Giovanni Paolo II in Romania, nel 1999, la prima in un Paese a maggioranza ortodossa,
Benedetto XVI, ha assicurato che la Chiesa cattolica intende proseguire nel dialogo
desiderato con l’insieme delle comunità cristiane. “La testimonianza di una fraternità
tra cattolici e ortodossi, in uno spirito di carità e di giustizia - ha concluso -
deve prevalere sulle difficoltà e aprire il cuore alla riconciliazione”.